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Lo sfogo degli studenti dell' "ex Archimede" di Castellaneta: «Noi illusi e dimenticati da tutti»

La sede Ipsia del Quinto Orazio Flacco La sede Ipsia del Quinto Orazio Flacco

Nuova puntata della "telenovela" scuole di Castellaneta.

Dopo le ormai note vicende della "Filippo Surico" e i comprensibili timori di docenti e genitori a causa della famosa ordinanza di chiusura per motivi di sicurezza, del plesso centrale di via delle Spinelle, stavolta a parlare sono gli studenti dell'Ipsia Quinto Orazio Flacco, scuola adiacente alla Surico (nota a tutti come ex Archimede) colpita lo scorso gennaio da un'analoga ordinanza di chiusura.

«In quel periodo - spiegano gli studenti a ViViWebTv - eravamo intenti nei preparativi della "Notte Bianca", la festa "open day" della scuola. Dopo l'incredulità iniziale, siamo stati divisi nelle sedi di liceo classico ed industriale in aule e laboratori arrangiati.

Abbiamo perso la nostra sede, i laboratori adeguati, ma soprattutto necessari. Tra incontri con il sindaco, preside e genitori, sono stati sventati e negati un paio di scioperi affinché il nostro disagio non venisse evidenziato.

Più volte - spiegano gli studenti dell'ex Archimede - abbiamo chiesto spiegazioni a docenti e dirigenti, ricevendo risposte vaghe: per esempio, ci veniva riferito che a settembre saremmo tornati nella nostra sede ma, ormai a metà luglio, non vediamo l'ombra di lavori di ristrutturazione.

Abbiamo bisogno di certezze e siamo stanchi di questa situazione di stallo, che non fa altro che accrescere il timore di perdere definitivamente la nostra sede; leggiamo di probabili demolizioni del plesso centrale della Filippo Surico, scuola adiacente alla nostra e ci chiediamo a quale scherzo del destino stiamo andando incontro».

Oltre al danno poi, gli studenti evidenziano la beffa finale, perché dal web hanno appreso che la Provincia ha da poco stanziato cifre importanti per le ristrutturazioni di alcuni istituti del nostro territorio: «Altri istituti, come per esempio il "Mauro Perrone", ma non il nostro.

Questo ci fa capire che siamo stati illusi e dimenticati; ci sentiamo presi in giro proprio da chi dovrebbe avere a cuore la nostra situazione e che potrebbe fare concretamente qualcosa per aiutarci. Tutti noi studenti, professori e collaboratori conviviamo con questo sentimento di sconforto che ci logora dentro da mesi.

La nostra scuola, che prima della chiusura non contava più di 300 studenti, stava cercando con fatica di scrollarsi di dosso una vecchia nomea; oggi, rischia di scomparire completamente nel giro di pochi anni ed è costretta a vivere nell'anonimato, abbandonata nell'oblio.

La verità invece è un'altra e la conosciamo noi: la nostra scuola è ricca di insegnanti preparati che adorano il proprio lavoro e piena di adolescenti con sogni ed obiettivi.

Noi siamo studenti che si impegnano per costruire un lavoro e un futuro migliore. In quelle mura c’era la nostra seconda famiglia, lì ci siamo confrontati, abbiamo appreso, appiamo riso, abbiamo pianto, abbiamo imparato ad ascoltare, collaborare e accettare le diversità; in quella scuola ci stavamo formando come donne e uomini, ancor prima che come professionisti.

Speriamo che il nostro grido d’aiuto giunga a quante più orecchie possibili; Infondo non chiediamo molto, ma solo la certezza e la possibilità di proseguire l'attività scolastica in modo sereno e proficuo».

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