
A Massafra, la zona Tubi è diventata punto di ritrovo serale per decine di giovani, ma ora i residenti chiedono interventi urgenti.
La denuncia arriva da Teresa Errico e Tony Miola, segretari di "Democrazia Cristiana con Rotondi – Massafra", che lanciano una proposta chiara all’Amministrazione Comunale: creare nuovi spazi per l’aggregazione giovanile e tutelare la vivibilità del quartiere.
Il fenomeno, spiegano, è ormai quotidiano: motorini, musica ad alto volume e perfino fuochi d’artificio si protraggono fino a notte fonda. Proprio uno di questi episodi, complice il vento, ha causato nei giorni scorsi un incendio. Ma per i promotori dell’iniziativa non si tratta semplicemente di “ragazzi maleducati” o “residenti intolleranti”.
«È il risultato di una città che ha perso l’equilibrio tra spazi, generazioni e diritti» sottolineano Errico e Miola. Le piazze centrali, un tempo fulcro della vita giovanile, sono oggi frequentate da famiglie, anziani e cittadini stranieri. Questo spostamento ha lasciato i ragazzi ai margini, privi di luoghi dedicati a una socialità sana, controllata e inclusiva.
Da qui l’appello: non reprimere, ma gestire. Il comunicato chiede di affrontare la questione come un’urgenza sociale, non un problema di ordine pubblico. In particolare, la Democrazia Cristiana propone:
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nuovi spazi per i giovani, come campetti, centri giovanili, piazze attrezzate;
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iniziative culturali e musicali con il coinvolgimento delle associazioni;
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tutele per i residenti, attraverso videosorveglianza, presenza educativa delle forze dell’ordine e limitazioni notturne al traffico e alla musica ad alto volume.
La riflessione si lega a una visione più ampia di società. «Pane, scuola e futuro – scrivono – significano anche offrire ai ragazzi luoghi dove crescere e incontrarsi». L’obiettivo dichiarato è duplice: restituire tranquillità agli abitanti della zona Tubi e riconoscere il diritto dei giovani a una città che li accolga e li ascolti.
«Siamo pronti a collaborare con l’amministrazione e con tutte le realtà attive sul territorio» concludono i firmatari. «Lo dobbiamo a chi oggi vive il disagio, ma soprattutto a chi rappresenta il nostro domani».
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