La consegna delle mascherineIeri mattina, martedì 7 aprile, alla presenza del sindaco Giampiero Barulli, sono state donate al Comune di Mottola 500 mascherine "Safe In", una produzione tutta locale avviata da tre aziende del territorio, rappresentate da Massimo Frassanito, Giuseppe Didonna e Gianni Notaristefano.
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Come spiegano gli imprenditori, le mascherine sono realizzate in tre strati di tessuto tecnico certificato, e questa particolare composizione, conforme alle indicazioni del Politecnico di Bari, conferirebbe ai sistemi di protezione una qualità tale da poterli utilizzare con tranquillità, senza rischiare danni collaterali alle vie respiratorie o alla pelle.
Quelle donate al Comune, in una piccola cerimonia nell'ex sala consiliare, saranno distribuite gratuitamente, una per nucleo familiare, ai beneficiari del buono spesa, che nei prossimi giorni le riceveranno a domicilio.
«Ci siamo accostati a tale produzione per dare un contributo alla comunità - afferma Massimo Frassanito, titolare della ditta "Mister sofà" -, coscienti delle nostre capacità professionali». Infatti, sebbene i tre lavorano in settori differenti, non è mancata la collaborazione, retaggio di una vecchia amicizia.
Il tappezziere Frassanito e gli amici Didonna e Notaristefano, l'uno titolare di una tipografia e l'altro di un'azienda di marketing, dopo aver sanificato i locali hanno avviato la produzione di mascherine, ovviamente riconvertendo le proprie attività in favore di qualcosa che, senz'altro, gioverà ai beneficiari.
Ma c'è di più, perché da qualche giorno le mascherine riutilizzabili "Safe In" sono in vendita nelle farmacie e nelle ferramente di Mottola e dintorni, mentre all'ingrosso sono distribuite ad enti locali e aziende private. Nelle prossime settimane, inoltre, il Comune di Mottola ne riceverà altre 500 a titolo gratuito.
Un'iniziativa encomiabile, così come sottolineato anche dal sindaco Giampiero Barulli, che ha commentato: «Un grande gesto di solidarietà, un'autentica dimostrazione di generosità da alcuni meravigliosi concittadini».
Andrea Carbotti
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