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Assistenza a distanza e a domicilio: il Covid non ferma le attività del Centro Diurno

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Il primo ambito territoriale pugliese, e ad oggi anche l’unico, a dare applicazione alle misure imposte dal Decreto “Cura Italia”, in merito ai Centri Diurni socio educativi e riabilitativi disabili è stato quello di Ginosa.

Lo ha fatto offrendo un'immediata risposta assistenziale agli utenti e alle loro famiglie, scegliendo di condividere con l’ente gestore, la cooperativa sociale Nuova Luce, percorsi di co-progettazione attraverso le dottoresse coordinatrici Lucrezia Castellano, Annamaria Malizia, DaniaSansolino e l’assistente sociale Mariella Ciracì.

Nell’attuale stato di emergenza sanitaria da Coronavirus, infatti, è stata disposta anche la chiusura delle sedi dei Centri Diurni, ponendo a rischio di indebolimento la rete di assistenza, supporto e protezione destinata alle persone con gravissime disabilità o con forme di non autosufficienza che vivono al proprio domicilio.

Fra questi rientrano spesso soggetti con genitori molto anziani, o che vivono in assenza di una adeguata rete di protezione familiare.

Il Decreto “Cura Italia” del 17 marzo scorso, però, prevedeva che le pubbliche amministrazioni fornissero, avvalendosi del personale disponibile, prestazioni in forme individuali domiciliari o a distanza. Parliamo di servizi che si possono svolgere secondo priorità individuate dall’amministrazione competente, tramite co-progettazioni con gli enti gestori.

L'Ambito 1, a tal proposito, ha prontamente autorizzato e finanziato, con risorse dell'ente, una serie di misure alternative di sostegno per tutti gli utenti dei Centri Diurni, sia a domicilio che a distanza.

L’Ufficio di Piano di Ginosa, nella figura della dottoressa responsabile Marica Curci e degli assessori ai Servizi Sociali Romana Lippolis, Alfredo Cellamare, Franco Frigiola, Adelaide Galante, rispettivamente dei comuni di Ginosa, Castellaneta, Laterza e Palagianelo, ha voluto scongiurare l’insorgenza di effetti psicofisici negativi ma anche sociali di questa emergenza che sarebbero stati particolarmente gravosi su questi soggetti.

L’Ambito ha voluto così, inoltre, garantire in sostituzione o integrazione delle attività dei centri diurni, analoghe prestazioni a distanza e domiciliari per evitare che l’intero carico assistenziale ricada sulle famiglie, già molto provate, alleviandole almeno per alcune ore della giornata, e per evitare che le persone con disabilità vedano interrotti i propri percorsi educativi, didattici, socio-assistenziali.

Per i circa 30 operatori coinvolti nel servizio si è potuto quindi evitare il ricorso alla cassa integrazione salariale. A supporto di questa importante iniziativa, infine, è giusto evidenziare anche che questi provvedimenti hanno giovato anche ai lavoratori che erogano il servizio, la cui interruzione avrebbe avuto ripercussioni molto negative sia in termini economici che occupazionali.

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