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Protesta di Mary Scalone, accordo tra CasaImpresa e Comune di Mottola

La saracinesca chiusa di Mary Scalone La saracinesca chiusa di Mary Scalone

Dopo quasi due settimane di protesta, Mary Scalone è tornata a casa dalla sua famiglia.

L’estetista mottolese di 35 anni si era ammanettata al suo negozio sabato 20 marzo e lì è rimasta giorno e notte in segno di protesta contro le chiusure imposte dalla pandemia.

Via le manette, dicevamo, ma la levata di scudi non finisce qui: per Mary Scalone, infatti, è appena cominciato un percorso che possa davvero richiamare l’attenzione delle autorità.

CasaImpresa Taranto, al fianco della manifestazione in tutte le sue fasi, ha siglato un accordo con il Comune di Mottola per coinvolgere quanti più imprenditori possibili e avviare una riflessione su come ripartire dalla pandemia.

Da qui la decisione di aprire un tavolo per supportare le imprese. Si cercherà un modo per consentire la ripresa economica dopo la crisi del Coronavirus. Un equilibrio che passa anche attraverso una massiccia operazione di marketing territoriale.

La formula adottata col Comune di Mottola, assicura CasaImpresa, verrà riproposta su altri territori vicini. Già avviati i contatti con le amministrazioni di Castellaneta, Ginosa e Laterza.

Un primo passo che anticipa il secondo step: chiedere un contributo alla Regione Puglia per realizzare questi obiettivi. A tal proposito, nei prossimi giorni CasaImpresa contatterà i consiglieri regionali del territorio.

«Crediamo nella possibilità di seguire un itinerario diverso, pur salvaguardando la sicurezza - le parole di Gigi Traetta, vicepresidente di CasaImpresa -. Avviamo questa nuova esperienza nella consapevolezza che il problema non riguarda solo gli imprenditori: la vita delle imprese è la vita delle città».

Del nuovo accordo ha parlato anche il sindaco Giampiero Barulli: «Sin da subito, abbiamo compreso e condiviso le ragioni di Mary Scalone, portando la nostra solidarietà a tutti coloro che vivono momenti estremamente complicati.

Iniziamo con un confronto nel contesto locale, per poi chiedere un intervento della Regione - ha concluso Barulli -. Non possiamo assolutamente permetterci di aggiungere ulteriori, dolorose perdite in termini di economia e posti di lavoro».

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