Lunedì 8 settembre 2003: una data incancellabile nella memoria di chi lo ha vissuto.
Le foto
In un unico giorno un evento meteorico eccezionale scaricò in poche ore una quantità d’acqua tale da sconvolgere la provincia occidentale di Taranto e in particolare i comuni di Palagiano, Palagianello, Mottola, Castellaneta, Massafra e la borgata di Taranto Lido Azzurro, interessando una superficie di circa 1000 km quadrati.
La pioggia cominciò incessante al mattino, intorno alle ore 7, mentre l’onda di piena giunse verso le 13:45 riversando acqua e fango in buona parte nel centro abitato di Palagiano, che rimase isolato per ore, causa l’enorme quantità di acqua meteorica proveniente dalla collina di Mottola, le cui colate di fango e detriti erano visibili a chilometri di distanza. Caddero oltre 200 mm di pioggia in meno di tre ore.
A Massafra, la furia delle acque provenienti dalla gravina a nord-ovest dell’abitato scalzò parte della sede stradale, mentre grossi massi e detriti si riversarono sulla SS7 Appia, interrompendo a lungo la circolazione stradale.
Alle 16, finalmente, le prime vere schiarite e la fine dell’evento.
L’alluvione, di una portata senza precedenti anche a memoria di persone anziane, causò ingentissimi danni, specie nel centro urbano di Palagiano, sommerso da acqua, fango e detriti, ma anche le campagne subirono la violenza della natura, che mise in ginocchio il comparto agricolo: furono stimati danni per circa 28 milioni di euro.
A Massafra, oltre ai danni sulla SS100 e sulla SS106 nonché su varie strade provinciali, si verificò il crollo del ponte di Cernera e si ebbero danni rilevanti all’agricoltura, già tartassata dalla gelata del 7 aprile e dalla grandinata di fine giugno. Nelle zone più depresse e nelle conche, l’incanalamento dell’acqua, oltre a far saltare i ponti stradali, sradicò interi vigneti e piantagioni varie. L’erosione del terreno, in gran parte sabbioso, creò profondi solchi e voragini; diverse masserie furono inondate, rimanendo isolate e costringendo gli agricoltori a rifugiarsi sui tetti. Danni anche ai depositi sotterranei ed in genere a tutti i locali interrati e seminterrati, urbani ed extraurbani, invasi da acqua e fango.
Colpito anche il centro balneare di Chiatona, isolato per il crollo del ponte di accesso alla zona, sulla diramazione della SS106dir; la strada del sottopasso ferroviario rimase sotto 4 metri d’acqua e danni subirono le strutture di numerose ville, sommerse dall’acqua anche oltre i 2 metri d’altezza.
Grave anche il bilancio delle vittime dell’alluvione: 2 morti e 20 feriti.
La prima vittima fu un agente di commercio di 63 anni, Cosimo Filiberto Fanelli, di Leporano. Era in auto con il genero quando fu investito da un'ondata di acqua e fango sulla strada provinciale che collega Massafra a Chiatona. Il genero riuscì a salvarsi, dando l'allarme, mentre il corpo del povero Fanelli fu recuperato dai vigili del fuoco, sommerso quasi completamente di fango, incastrato tra i filari di un vigneto.
Il secondo morto fu un autotrasportatore di 62 anni, Domenico Quarato, di Noci, il cui corpo fu ritrovato il giorno dopo, riverso nel fango di un vigneto in contrada Specchia, in agro di Castellaneta. Ad alcune centinaia di metri di distanza il suo furgone, probabilmente abbandonato dall’uomo che aveva cercato di salvarsi a piedi nelle campagne, ma che era stato travolto dall’acqua e dal fango.
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