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Castellaneta, morì in ospedale dopo essere caduto dal letto: rinvio a giudizio per una infermiera

Ospedale di Castellaneta Ospedale di Castellaneta

"Un caso di mala sanità che porterà ora la struttura ospedialiera a rispondere fino in fondo delle fatali omissioni del proprio personale": è con con queste parole che è stato richiesto il rinvio a giudizio per omicidio colposo per A. D. L., 42 anni, di Palagianello, infermiera all’ospedale di Castellaneta.

I fatti risalgono al mese di dicembre 2016 quando Antonio Pesce, ricoverato in cardiologia per una “dispnea ingravescente, accusando un'improvvisa perdita di coscienza era caduto dal suo letto. L'impatto con il capo contro il pavimento ha provocato un violento trauma cranico e facciale. Dopo tre ore, il 64 enne è deceduto.

La tragedia ha scosso i familiari: Pesce ha lasciato la moglie e cinque figli. I quali, peraltro, non hanno ottenuto informazioni chiare sull'accaduto, anzi, si sono scontrati con la Direzione Sanitaria che intendeva procedere con il riscontro diagnostico (l'autopsia interna) negando loro la possibilità di nominare un medico legale di fiducia e asserendo che il decesso era dovuto a un infarto, come se la caduta non fosse mai successa. Di qui la decisione di presentare un esposto ai carabinieri di Castellaneta e di affidarsi, tramite il consulente personale Luigi Cisonna, a Studio 3A, società specializzata a livello nazionale nel risarcimento danni e nella tutela dei diritti dei cittadini che, per ottenere giustizia per i propri assistiti, oltre che sul fronte penale, si è subito attivato anche sul piano civile con l'Azienda Sanitaria per ottenere, appunto, un equo risarcimento.

Il Pm della Procura tarantina, dott. Buccoliero, ha aperto un fascicolo per omicidio colposo e, in attesa di chiarire i fatti, ha inizialmente iscritto nel registro degli indagati tutti i sanitari che hanno avuto in cura la vittima: dieci tra medici e infermieri dei reparti di Cardiologia, Anestesia Rianimazione e Radiologia. Inoltre, il Sostituto Procuratore, come invocato dai familiari della vittima, ha disposto il sequestro di tutta la documentazione medica e l’esame autoptico incaricando la dott.ssa Stefania Concetta Bello, specialista in medicina legale e dottore di ricerca all'Università di Foggia che il 16 ottobre 2017 da depositato la sua perizia. La CTU ha dissipato ogni dubbio sulla causa della morte, individuata nella “insufficienza respiratoria acuta in lesioni cervico-midollari (frattura del soma di C5 con contusione midollare) e trauma cranico, riportati a seguito di caduta”: Pesce è deceduto proprio per i postumi di quel tonfo dal letto. Il medico legale si è poi soffermata sugli accorgimenti da adottare per ridurre il pericolo di cadute accidentali all'ospedale: “controllare e valutare i pazienti a rischio, accompagnarli al bagno a intervalli regolari, verificare il livello di autonomia nei trasferimenti e la stabilità durante la deambulazione, fornire il sistema di chiamata e utilizzare le spondine nel letto”. Ed è qui che ha individuato le responsabilità dei sanitari nella gestione del paziente, con particolare riferimento per quella infermieristica.


Preso atto che la morte è stata causata dalla rovinosa caduta dal letto e che essa è “da attribuire al personale infermieristico in servizio in qual momento”, il Pm ha dunque chiesto l’archiviazione per nove dei dieci indagati, ma ha confermato la continuazione del procedimento e l’apertura di un fascicolo ad hoc per l’infermiera in turno di servizio quel mattino in Cardiologia che aveva annotato nel diario infermieristico paziente vigile a tratti disorientato”.

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