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CIA Due Mari alla Regione: “Agire adesso” per l’agrumicolo di Taranto in crisi

L L'intervento del direttore Cia Due Mari Vito Rubino

Un documento di proposte concrete, immediatamente programmabili e da attivare al più presto per affrontare in modo strutturale la crisi del comparto agrumicolo.

A farsene promotrice è CIA Area Due Mari (Taranto-Brindisi) che ha consegnato il documento al presidente della Regione Puglia Michele Emiliano e ai sindaci del territorio che giovedì 21 marzo 2019 a Palagiano hanno preso parte all’incontro sulla crisi del comparto agrumicolo.

«Il settore agrumicolo è in crisi da anni, i prezzi corrisposti ai produttori non sono sufficienti a garantire il reddito e a sostenere i costi, mentre le ripetute gelate abbattutesi sul territorio hanno dato il colpo di grazia – hanno spiegato nel documento il presidente e il direttore provinciali di CIA Due Mari, rispettivamente Pietro De Padova e Vito Rubino – Occorre un cambio di passo nelle politiche di settore, con una maggiore attenzione per la rivisitazione degli accordi internazionali, in particolare di quelli che riguardano le importazioni. È necessario fare attenzione alle tutele sanitarie per evitare la possibile introduzione di patogeni, quali Greening e Citrus Black Spot, che possano mettere a rischio gli agrumeti pugliesi».

Nel documento si spiega come anche l’embargo contro la Russia abbia ulteriormente influito sul crollo delle vendite degli agrumi.

La CIA sta insistendo da tempo, con i propri associati, sulla necessità di innovare tecniche colturali e varietà da produrre e immettere sul mercato.

«Non riteniamo utili i tentativi dei singoli produttori di effettuare prove di varietà in alternativa al Clementino comune, come è inopportuno non prendere in considerazione alternative di tutela sanitaria sui portainnesti – hanno insistito dalla CIA – Mai come in questa situazione serve unità e forza del mondo agricolo. Servono ricerche di nuove varietà e accordi di ricerca sulla possibile diversificazione varietale, proprio per far fronte alla domanda dei consumatori che, ormai, richiedono sempre più prodotti di qualità e sani nel più lungo periodo di permanenza sul mercato, varietà di agrumi che coprano i mesi da settembre a maggio. Dopo un anno di trattativa, riteniamo un timido segnale quello del MIPAAFT che, con il recente decreto, ha destinato al Fondo Nazionale Agrumi 10 milioni di euro. È un buon punto di partenza, ma si tratta di una dotazione finanziaria insufficiente a far fronte alla crisi».

«Le gelate che si sono verificate hanno costretto gli agricoltori a lasciare parte del raccolto sugli alberi: è giusto che siano riconosciuti a quei produttori degli aiuti per i danni subiti da calamità – hanno sottolineato – Chiediamo si velocizzi l’iter di riconoscimento per le calamità 2017, con provvedimenti che sostengano gli agrumicoltori. Continueremo ad aiutare gli agrumicoltori tarantini, a fornirgli consulenza e assistenza affinché si proceda al miglioramento varietale e al potenziamento commerciale. Le istituzioni, però, devono fare la loro parte e non lasciare abbandonate le migliaia di aziende agrumicole tarantine. Servono fondi che possano essere destinati sia alla ricerca che ad investimenti per il cambio varietale. Alla Regione chiediamo che si adoperi affinché siano previsti nei programmi della formazione professionale: a) corsi post-diploma per tecnici, finalizzati a fornire consulenze agronomiche specifiche; b) corsi di formazione pratica con stage in aziende, per la manodopera (potatori e innestatori) per trasferire in campo le moderne tecniche di coltivazione e d’impianto. All’assessore all’Agricoltura della Regione Puglia, Leonardo Di Gioia, chiediamo che, nel suo ruolo di coordinatore degli assessori regionali, si faccia portavoce presso il Ministro, affinché al più presto vengano iniziati rapporti di collaborazione tra gli istituti di ricerca e le università nazionali con enti di ricerca e università, sia europee che extraeuropee, per lo studio, l'introduzione e l’acclimatamento pedoclimatico nei nostri territori di nuove varietà, per quelle varietà coperte da brevetto, così da allungare il periodo di produzione e di commercializzazione».

«Per quanto riguarda la commercializzazione, poi, si chiede alle amministrazioni locali, in particolar modo a Provincia e Comuni, insieme agli agricoltori e alle loro associazioni di categoria, di recuperare la strada e gli obiettivi che portarono alla creazione del Consorzio Agrumicolo Tarantino – hanno concluso – Occorre riattivare con attenzione e partecipazione lo stesso Consorzio, affinché esso diventi punto di riferimento per tutti gli agrumicoltori per la tutela del prodotto e il riconoscimento commerciale del marchio IGP “Clementine del Golfo di Taranto”, legandolo sempre più a un territorio che non significhi solo grande industria e inquinamento, ma anche garanzia di salubrità, bellezza e bontà. Quel marchio è stato già riconosciuto dall’Unione Europea e deve essere, per tutti gli agrumicoltori, un valore aggiunto al proprio prodotto»

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