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Operazione “Prestito col cuore": usura ed estorsione a Taranto

Gli arrestati Gli arrestati

I carabinieri della compagnia di Taranto hanno dato esecuzione a 4 provvedimenti cautelari in carcere nei confronti di altrettanti soggetti, ritenuti responsabili, a vario titolo, di usura aggravata e continuata in concorso ed estorsione aggravata e continuata in concorso.

Le indagini, avviate nel mese di settembre 2018 hanno fatto luce su una perdurante e consistente attività usuraria ed estorsiva, promossa da soggetti originari e residenti a Taranto, tutti gravati da precedenti penali.

L’attività investigativa conclusa con l’odierna operazione, è stata avviata a seguito di una denuncia sporta da due imprenditori edili locali, vessati da ripetute e costanti richieste di ingenti somme di denaro, avanzate dai soggetti dai quali avevano ottenuto prestiti, per poter far fronte alle precarie condizioni economiche in cui si trovavano anche a causa della crisi del proprio comparto lavorativo.

Le rapide indagini, declinatesi in intercettazioni telefoniche, indagini bancarie, acquisizione di tabulati ed attività dirette di polizia giudiziaria quali servizi di osservazione, controllo e pedinamento, hanno consentito ai militari di documentare le dinamiche criminali, focalizzando numerosi e reiterati episodi di estorsione ed usura commessi in danno delle vittime, con l’aggravante di aver posto in essere tali condotte nei confronti di soggetti che svolgono attività imprenditoriale ed in stato di bisogno.

Si è trattato in sintesi di un’attività particolarmente lucrosa, in ordine ai tassi di interesse praticati ed alla longevità dei rapporti di prestito, gestita in modo fluido e diffuso con una puntualità nella riscossione sintomatica dell’abitualità della condotta.

In particolare le indagini hanno permesso di accertare l’elevato tasso d’interesse praticato alle vittime, pari ad oltre il 10% mensile (pari al 120% annuo), con rate di restituzione imposte settimanalmente e mensilmente;

- di rilevare che a partire dal 2008, per vari prestiti dati ad usura, pari a circa 100mila euro, alle vittime è stata estorta la somma di circa 140.000,00 euro, in gran parte soltanto a titolo di interessi;

- di documentare la continua vessazione da parte degli indagati ai danni delle vittime, con sistematici e pressanti contatti telefonici (“hai detto che dovevi onorare”);

- di far luce sulla richiesta estorsiva da parte degli indagati, consistita anche nel costringere gli imprenditori ad assumere alle proprie dipendenze, uno dei figli degli indagati ed un loro uomo di fiducia, con lo scopo principale di sorvegliare maggiormente la ditta edile;

- di far luce sulla circostanza secondo cui le vittime erano state costrette ad eseguire gratuitamente lavori di ristrutturazione in favore dei propri aguzzini;

- di accertare la corresponsione di cospicue somme di denaro che le vittime erano costrette a cedere agli indagati, anche attraverso ricariche postali e bonifici bancari.

Tali condotte hanno permesso di giungere alla conclusione di poter delineare a carico di ciascun indagato un profilo di estrema spregiudicatezza, tanto da aver organizzato tale attività in forma quasi imprenditoriale, dedicandosi assiduamente alle attività illecite usurarie ed agendo in modo organizzato e mirato al massimo profitto, in un’ottica dunque, di estremo allarme sociale.

Tutti gli arrestati dimorano stabilmente a Taranto e, dall’analisi delle vicende criminose rilevate, si sono mossi con un modus operandi così sintetizzabile:

-le vittime per insormontabili problemi economici hanno chiesto ed ottenuto un primo prestito da parte di uno degli indagati, risaputo essere persona che dava soldi ad interesse, il quale sin da subito ha imposto la restituzione del prestito con un tasso mensile del 10%;

-successivamente il rapporto usurario si è oltremodo intensificato, facendo sì che entrassero in gioco anche gli altri tre indagati;

-le vittime oramai cadute nella spirale usuraria ed estorsiva, hanno deciso di andare via da Taranto, ma ogni tentativo è stato vanificato dai continui messaggi vessatori e per il timore di ritorsioni anche nei confronti delle proprie famiglie: da qui la scelta di far ritorno e sottostare alle richieste dei propri aguzzini;

-non riuscendo più a far fronte alle pressanti richieste di denaro, i due imprenditori sono stati costretti a ristrutturare gratuitamente un’abitazione degli usurari;

-in alcuni casi gli incassi per i lavori edili realizzati da parte dei due imprenditori, sono stati direttamente corrisposti agli usurari, i quali monitoravano tutti i lavori in carico alla ditta;

-al fine di monitorare al meglio l’attività imprenditoriale, gli aguzzini hanno imposto alle vittime di assumere alle proprie dipendenze un loro figlio ed un proprio uomo di fiducia: esasperati da tale ulteriore prevaricazione, gli imprenditori decidono di licenziare il figlio dell’estorsore: quest’ultimo, ritenendo di aver subito uno “sgarro”, attraverso un minatorio messaggio whatsapp non lasciava dubbi circa la propria indole violenta e delinquenziale: “mi stai mancando di rispetto, mo se scendo le cose si aggiustano, queste sono le cose che mi fanno salire il sangue al cervello;

-gli usurari erano così spregiudicati da pretendere ed ottenere dei pagamenti anche attraverso ricariche postali e bonifici bancari, di cui ne è rimasta traccia;

-in una circostanza, uno degli usurari, sottoposto agli arresti domiciliari in Lombardia, ha fatto recapitare, per il tramite di un suo congiunto, una lettera manoscritta a una delle vittime, con la quale esordiva dicendo di evitare di sentirsi al telefono, delineando poi nel dettaglio le modalità di restituzione del prestito usurario;

-in un’occasione una delle vittime ha subito un vero e proprio pestaggio da parte di uno degli aguzzini;

-le vittime, ormai ridotte sul lastrico, sono state costrette a lasciare le proprie dimore per andare ad abitare a casa dei genitori, non avendo più alcuna risorsa per vivere;

-gli aguzzini, non appena venuti a conoscenza di essere stati denunciati, hanno cambiato improvvisamente il tenore dei messaggi, nel vano tentativo di allontanare da sé i sospetti sulla natura illecita instaurata con le vittime “il prestito che ti ho fatto è col cuore cmq quando puoi un po’ alla volta mi dai ciò che ti ho prestato stai tranquillo amico mio”.

Il nome dell’operazione trae origine proprio da quest’ultimo messaggio, con cui gli usurari cercano furbescamente di sviare le indagini.

Nel corso dell’esecuzione sono stati rinvenuti e sottoposti a sequestro 16.095,00 Euro in contanti, così suddivisi:

SOLFRIZZI Massimo, euro 2.600,00;

SOLFRIZZI Gianluca e PICA PELLEGRINI Lucia, euro 1.995,00;

LAMPASSO Antonio, euro 11.500,00 (di cui 17 banconote con taglio da 500,00 euro).

In sintesi, nell’ambito del procedimento, in cui sono indagate complessivamente 4 persone, il G.I.P. di Taranto ha emesso O.C.C. a carico di tutti per il reato di usura aggravata, continuata ed in concorso ed estorsione aggravata continuata ed in concorso disponendo la custodia cautelare in carcere a carico di tutti e quattro i soggetti, indicati nell’allegato elenco. Gli arrestati sono stati tradotti presso la Casa Circondariale di Taranto.

GLI ARRESTATI

SOLFRIZZI Gianluca nato a Taranto il 08.07.1974, pluripregiudicato, attualmente agli arresti domiciliari per tentato omicidio e detenzione illegale di armi;

SOLFRIZZI Massimo nato a Taranto il 23.01.1972, pluripregiudicato, con reati specifici;

PICA-PELLEGRINI Lucia nata a Taranto il 22/12/1970, pregiudicata, attualmente agli arresti domiciliari (moglie di SOLFRIZZI Gianluca, residente nella medesima abitazione);

LAMPASSO Antonio nato a Taranto il 30/05/1968, pregiudicato con reati specifici.

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