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San Pio, la posizione del comitato “Salviamo l’ospedale di Castellaneta”

Ospedale di Castellaneta Ospedale di Castellaneta

Il versante occidentale della provincia di Taranto continua a non abbassare la sua guardia: i riflettori restano infatti sempre puntati sull'ospedale San Pio di Castellaneta e sulle tante problematiche che per ora gli impediscono di affermarsi, in Puglia, come ospedale di primo livello.

Arcinoti, ormai, i problemi legati (alcuni di essi in parte superati) alla carenza di medici anestesisti-rianimatori ed ortopedici; chiacchieratissima, invece, la decisione dei vertici della Asl, di centralizzare temporaneamente al Santissima Annunziata di Taranto, le attività del punto nascita e i ricoveri in Pediatria programmati a Castellaneta.

Proprio Castellaneta, città "capofila", che nel recente passato vide nascere e costituirsi un comitato spontaneo denominato "Salviamo l'ospedale": un manipolo di donne e uomini disposti a tutto, pur di difendere il nosocomio del versante occidentale.

Ma qual è la posizione del comitato, alla luce degli ultimi fatti di cronaca e delle ultime scelte strategiche adottate dalla Asl, volte a garantire i criteri di sicurezza della sanità pugliese? Qual è, inoltre, la posizione del comitato alla vigilia di una manifestazione pacifica programmata da un altro gruppo di semplici cittadini, per il pomeriggio di venerdì 6 settembre?

«Non condividiamo la centralizzazione temporanea delle attività al Santissima Annunziata di Taranto e non crediamo che la Asl si sia basata solo su una fredda analisi numerica - esordiscono Giuseppe Coriglione e Maria Teresa Stasolla, portavoci del comitato -; a noi pare che non sia proprio così, se è vero che il punto nascita di Martina Franca è funzionante, come ha giustamente fatto rilevare in consiglio comunale il medico e consigliere dottor Annibale Cassano.

Chi è nella stanza dei bottoni si rende conto della strada che deve percorrere una partoriente di Laterza o di Ginosa per arrivare a Taranto? O le distanze si allungano o accorciano a seconda dell’intervento del politico di turno? Giusto per chiarire meglio il concetto, ricordiamo che da Martina Franca a Taranto i chilometri sono 31 e si percorrono in 40 minuti di viaggio in automobile, mentre da Ginosa a Taranto i chilometri sono 55 e i tempi di percorrenza pari a circa un'ora.

Appare logico e scontato, quindi, che le partorienti di Ginosa e di Laterza opteranno per il ricovero nell’ospedale di Matera con notevoli costi per la sanità pugliese in un momento di grave crisi finanziaria.

Il nostro comitato è nato nel 2016 con lo scopo di salvare l’ospedale e successivamente di vigilare affinché la struttura fosse adeguata al "primo livello" che giustamente era stato attribuito. Il nostro comitato nel giro di una settimana raccolse oltre 12mila firme, manifestò davanti alla Regione e consegnò le firme nelle mani del segretario del presidente Emiliano. In quella circostanza ci fu la possibilità di spiegare la situazione dell’ospedale di Castellaneta e furono ben accolti i chiarimenti sulla natura di ospedale di frontiera e sulle qualità della struttura.

La nostra missione però non è conclusa: saremo sempre al fianco di chi lotta per il nostro ospedale alla sola condizione che si tenga fuori la politica. Solo in caso di strumentalizzazione politica il comitato farà un passo indietro e su questo non transige. In questi anni siamo diventati punto di riferimento per i pazienti e i loro familiari, per il personale sanitario e non, proprio per il nostro collocarci al di fuori delle dispute politiche e partitiche».

Ma quale sarebbe, dunque, il giusto atteggiamento da tenere in questi frangenti? «A nostro avviso occorre assolutamente riuscire ad esporre le nostre tesi a Rossi, Montanaro ed Emiliano. In occasione del riconoscimento del "primo livello", solo parlando con gli addetti ai lavori siamo riusciti a spiegare le nostre ragioni e ad eliminare i loro convincimenti alcuni dei quali erano al limite del grottesco.

Manifestare in piazza - proseguono i due - è giusto farlo, ma bisogna evitare di frammentare la partecipazione, utilizzando sigle di associazioni e comitati e facendo molta attenzione all’effetto boomerang.

Un’eventuale scarsa partecipazione dei cittadini legittimerebbe il comportamento di chi sta decidendo le sorti non di Pediatria e di Ostetricia ma dell’intero comparto sanitario del nostro territorio. Perché in fondo a noi ciò che appare è la volontà di delegittimare il "primo livello" del nostro nosocomio a vantaggio di altri ospedali della provincia. E su questo il comitato non concederà sconti a nessuno».

Ma questa situazione, paradossalmente, può giovare a qualcuno? La chiosa del comitato non lascia spazio ad ulteriori interpretazioni «Se è vero che a pensare male spesso si azzecca, il nostro timore, basato su precedenti esperienze, è che in questo momento di chiara campagna elettorale i politici di turno siano in attesa del carro dei vincitori su cui saltare».

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