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Anna Fougez: celebre diva e Femme fatale di Taranto

Anna Fougez Anna Fougez

L’11 settembre ricorre l’anniversario di morte della grande artista tarantina Anna Fougez, simbolo di eleganza, ricchezza e lusso, la “sciantosa” per antonomasia. Fu negli anni Venti l’artista di varietà più famosa e più pagata d’Italia (da 500 a 2000 lire era il compenso per una sua esibizione).

Maria Annina Laganà in arte Anna Fougez nacque a Taranto in via Innocentini 4 il 9 luglio 1894, figlia di Angelo Pappacena e Teresa Catalano. Dopo la morte dei genitori fu adottata dagli zii, Giuseppe Laganà e Giovannina Catalano. Debuttò a Ventimiglia a otto anni, in un café-chantant. Da quel momento la sua carriera fu un crescente successo. A nove anni era già famosa. Gli zii le suggerirono di sfruttare la somiglianza con la vedette internazionale delle Folies Bergère Eugénie Fougère (battezzata dai napoletani ‘la Fougè’) assumendo così il nome d’arte Fougez. 

Bruna, alta, sottile, Anna Fougez aveva grandi occhi neri e un neo sulla guancia sinistra, enfatizzato dal trucco. Era affascinante, dotata di una voce sensuale, un sorriso accattivante e aria da bella tenebrosa e da vamp ammaliante. Era capace di interagire dal palco con il suo pubblico e di rispondere con stile alle rivali e agli amanti respinti. Parlava correntemente francese e disegnava la maggior parte dei suoi costumi di piume e seta, raso e veli, pellicce e ventagli. Creava o suggeriva i testi delle canzoni e interveniva sulla musica. Fu impresaria e creò, assieme a Angelo Bigiarelli e a René Thano, la grande rivista italiana. Ballava e cantava dopo essersi annunciata con un “Anna Fougez, signori, vi si presenta già per danzar... per cantar...”, una marcetta che divenne la sua sigla. Di lei si ricorda in modo particolare la canzone Vipera, che nel 1919 E. A. Mario creò per lei («Vipera, vipera, / sul braccio di colei / che oggi distrugge tutti i sogni miei / sembravi un simbolo: / l’atroce simbolo / della sua malvagità»). 

Si dedicò anche al cinema: L’immagine dell’altra (1914), Le avventure di Colette (1916), La vita e la leggenda (1919), L’ultima recita di Anna Parnell (1919), L’oltraggio (1921) e Fiore selvaggio (1921), Il fallo dell’istitutrice (1922).

Nel 1940 si ritirò dalle scene e continuò a vivere da vera diva in una villa a Santa Marinella, in provincia di Roma, circondata dai suoi affetti più cari e dai cimeli della sua arte. Morì nel 1966 all'età di 72 anni.

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