
L’Unione di Centro conferma la propria attenzione verso la Puglia, terra dalle grandi potenzialità ma spesso frenata da nodi strutturali che ne limitano lo sviluppo. Tra questi, quello delle opere pubbliche incompiute rappresenta un’emergenza che pesa come un macigno sul futuro delle comunità locali e sulla capacità di attrarre investimenti. L’UDC ritiene che sia giunto il momento di riportare la questione al centro del dibattito politico e di pretendere risposte concrete.
Secondo l’onorevole Chiarelli, la situazione non è più sostenibile: «La Puglia, assieme alla Sicilia, detiene il triste primato delle opere pubbliche incompiute più che in qualsiasi altro luogo d’Italia. A renderlo noto è un recente studio redatto dal ‘Centro Studi Enti Locali’. Sono 35 le opere non completate nella nostra Regione per un valore economico che, complessivamente, supera i 200 milioni di euro. Risorse sprecate e abbandonate, cantieri aperti senza mai trovare una via di definizione».
Il commissario regionale evidenzia come il dato pugliese si discosti dall’andamento nazionale: «La nostra regione è in controtendenza rispetto all’andamento nazionale: nel 2024 in Italia, rispetto all’anno precedente, la riduzione delle opere incompiute è scesa per un valore in termini percentuali del 7,5%. In Puglia, dicevamo, questa grandezza invece cresce e mantiene alti indici di criticità superando di ben 4 punti percentuali il dato riferibile al 2023».
La questione fotografa ancora una volta il divario tra Nord e Sud: «Il fenomeno taglia ancora una volta in due il nostro Paese. Nel Mezzogiorno si concentra il maggior numero di cantieri fermi: ben 157 pari al 68,8% del totale registrato su base nazionale».
Le cause, purtroppo, restano sempre le stesse: «Le ragioni di questa anomalia, divenuta ormai strutturale in talune aree geografiche, attengono sempre alle stesse questioni: mancanza di fondi, difficoltà tecniche, crisi delle imprese appaltatrici, nuove norme di settore nel frattempo intervenute, disinteresse della stazione appaltante nel portare a termine i lavori. Problemi che trasformano progetti ambiziosi, talvolta visionari, in infrastrutture incompiute destinate all’abbandono».
Per dare concretezza all’analisi, Chiarelli cita un caso preciso: «L’esempio dell’alloggio per immigrati a San Nicandro Garganico, nel Foggiano, opera non completata per un valore superiore ai 600 mila euro, è un caso emblematico di questo spreco illogico di risorse pubbliche».
Ma l’UDC non si limita a denunciare: propone anche strumenti e correttivi. «Per invertire tale tendenza, bisognerebbe incidere su alcune leve specifiche prima tra tutte definire una strategia più efficiente nella progettazione e nella gestione delle risorse finanziarie».
Da qui l’appello alla Pubblica Amministrazione: «È necessario che la PA si orienti verso investimenti capaci di prevenire rischi tecnici. Esperti del settore indicano l’utilizzo di tecnologie innovative per migliorare il monitoraggio e il completamento delle opere quale significativa opportunità di soluzione di questo che rappresenta un vero problema per la crescita della nostra economia».
Chiarelli chiude con un monito chiaro: «Nel caso in cui non si verifichi una positiva evoluzione, il differenziale tra il Sud e il resto del Paese è destinato purtroppo ad acuirsi. È tempo di ribaltare l’ordine degli addendi: più opere pubbliche ultimate, consegnate alle comunità, e meno incompiute condannate all’oblio».
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