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Don Eugenio dona la riproduzione di un'opera d'arte Egidiana

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Ieri sera, in concomitanza con la presentazione del libro di padre Tonino Maria Nisi intitolato "Egidio da Taranto Santo in Azione" e in vista del ricordo della salita al cielo di Sant'Egidio Maria di San Giuseppe da Taranto avvenuta il 7 febbraio 1812, il parroco della chiesa del Carmine di Massafra don Eugenio Fischetti ha commissionato al pittore Pino Caputi la riproduzione di un'opera d'arte Egidiana dipinta su tavola che verrà incastonata in un ovale al vico II Torelli 4 a Massafra. 

Nell'opera è stato riprodotto l’episodio più noto e caratteristico di Sant’Egidio in cui i frati di San Pasquale avevano una vitellina che, da sola, girava per le vie di Napoli. Tutti la conoscevano perché portava sulla fronte una targhetta di metallo su cui era inciso il nome di San Pasquale, e tutti la chiamavano Catarinella. La bestiola usciva di mattina e all’imbrunire si ritirava da sola in Convento. Ora avvenne che una sera Catarinella non si ritirò; i frati ne erano addolorati e come fare per ritrovarla? Pensarono: "Ci penserà fra Egidio". Ed infatti l’indomani, fra Egidio si presentò difilato ad un macellaio della Pignasecca e, senza preamboli o complimenti, gli disse in tono severo; "Prendi la chiave e la lanterna e seguimi nella grotta; Catarinella dove l’hai messa?". Il furfante, a quell’ordine così perentorio e a quella rivelazione così chiara, fu preso da tale tremarella che non gli permise di eludere o contrastare l’ordine. Ma che sarebbe accaduto se la vitella ormai era già stata fatta a pezzi? Discesi nella grotta o sotterraneo (a quell’epoca non esistevano i frigoriferi e per conservare fresca la carne si ricorreva ai sotterranei o alle grotte) il Frate fece distendere la pelle della giovenca con dentro tutti i pezzi, ciascuno al suo posto naturale, si piegò a terra, congiunse le estremità della pelle fra loro e, tracciato il segno della croce col cordone, a voce alta disse: "In nome di Dio e di S. Pasquale, alzati Catarinella e al…Convento!". Un grande muggito, uno scotimento di tutte le membra e Catarinella balzò su viva e vegeta come prima. La notizia del miracolo si sparse in un baleno per Napoli, e ci volle del bello e del buono per contenere l’entusiasmo, il delirio della folla che si stringeva attorno per baciargli le mani, per tagliuzzarne l’abito, mentre la vitella fu accompagnata processionalmente dalla Pignasecca al Convento di San Pasquale a Chiaia.

Il fatto è narrato dal possidente Luigi Monopoli, presente allo strepitoso avvenimento che diceva avvenuto tra il 1788 o 1789; ed è riportato nei Processi Canonici a pag. 448 n. 60.

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