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Dopo 43 anni gli alunni della “De Amicis” ritrovano la loro maestra

Foto della rimpatriata e di classe Foto della rimpatriata e di classe

Un abbraccio lungo 43 anni. È quello che si sono scambiati ieri sera dodici ex alunni della sezione C della scuola elementare “De Amicis” di Massafra, riuniti per un incontro speciale con la loro amata maestra Marisa Nardulli.

Una serata semplice e intensa, fatta di sorrisi, fotografie ingiallite e ricordi che il tempo non è riuscito a sbiadire.

L’incontro, organizzato da alcuni ex compagni di classe, si è trasformato in un vero e proprio viaggio nella memoria.

Sul tavolo, tra i racconti e i brindisi, è ricomparsa una vecchia foto di classe: visi sorridenti, grembiuli bianchi e fiocchi blu, a ricordare gli anni dell’infanzia trascorsi tra i banchi della storica scuola massafrese.

«È dentro di noi un fanciullino... noi cresciamo ed egli resta piccolo», recita il verso di Giovanni Pascoli scelto come dedica per la maestra, scritto su una lettera accompagnata da un dono simbolico. E sotto, poche parole ma piene d’affetto: “Oggi come allora, grazie maestra Marisa”.

La serata è stata un alternarsi di ricordi, aneddoti e risate, ma anche di commozione: racconti di vite diverse che, per una sera, si sono ritrovate al punto di partenza.

Gli ex alunni – oggi adulti, genitori e professionisti – hanno voluto ringraziare chi, con pazienza e dolcezza, li aveva accompagnati nei primi passi del loro cammino.

«Rivederla è stato come tornare bambini – hanno raccontato –. È incredibile come basti uno sguardo, un sorriso, per far riaffiorare tutto quello che abbiamo vissuto insieme».

La maestra, emozionata, ha abbracciato uno ad uno i suoi alunni di allora, ricordando i loro nomi, i sogni di bambini, la gioia dei giorni di scuola.

Una foto di gruppo ha chiuso la serata, simbolo di un legame che, come un filo invisibile, continua a unire generazioni e ricordi.

Dopo 43 anni, tra le pareti di una stanza piena di sorrisi e fotografie, la “classe C” della De Amicis ha riscoperto che il tempo può scorrere, ma l’affetto resta immutato.

Perché, come ricordava Pascoli, in ognuno di noi vive ancora quel fanciullino che sa meravigliarsi delle cose semplici.

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