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Il processo Tamburrano è da rifare: annullata la condanna

Martino Tamburrano Martino Tamburrano

Novità per l’ex presidente della Provincia di Taranto ed ex sindaco di Massafra Martino Tamburrano: la corte d’appello di Lecce ha infatti annullato la condanna per corruzione a 9 anni e 6 mesi inflitta in primo grado nell’ambito dell’ampliamento della discarica La Torre Caprarica di Grottaglie. Al centro della decisione, resa nota nei giorni scorsi, c’è un vizio procedurale ritenuto insanabile: un cambio di imputazione avvenuto senza concedere agli imputati il diritto a un nuovo interrogatorio.

La sentenza, firmata dal collegio presieduto da Lupo Bassi, accoglie le eccezioni sollevate dalla difesa di Tamburrano, rappresentata dagli avvocati Carlo Raffo e Giuseppe Modesti, e rimette tutto in discussione: si ripartirà da zero, almeno per il reato più grave, quello di corruzione. I giudici hanno rilevato una nullità nel decreto di giudizio immediato, ritenendo che il successivo cambio di accusa da parte della procura abbia leso il diritto alla difesa.

Il processo ruota attorno alla determinazione dirigenziale che nel 2016 sbloccò l’ampliamento della discarica di Grottaglie, inizialmente negato. Secondo l’accusa, Tamburrano avrebbe pilotato la revoca del diniego in cambio di denaro e benefit, grazie alla mediazione dell’imprenditore Pasquale Lonoce. A versare la presunta tangente sarebbe stato Roberto Venuti, manager di Linea Ambiente Srl, con pagamenti mensili da 5mila euro.

A firmare il provvedimento fu il dirigente provinciale Lorenzo Natile, anch’egli coinvolto nel procedimento e condannato in primo grado a 7 anni. Per gli inquirenti, Tamburrano avrebbe piegato la funzione pubblica ai suoi interessi, ottenendo in cambio non solo soldi, ma anche auto, benefit e favori. La guardia di finanza, che condusse le indagini, stimò in oltre 1 milione di euro al mese il valore dell'affare per la società coinvolta.

La corte ha rinviato gli atti alla procura: toccherà ora ai magistrati decidere se portare il caso in Cassazione o far ripartire il giudizio da capo. Intanto, restano in piedi due capi di imputazione: la turbativa d’asta per un appalto da quasi 3 milioni sul servizio di igiene urbana del comune di Sava e una seconda ipotesi di corruzione legata a lavori pubblici assegnati senza gara. Il dibattimento su questi fronti proseguirà il 18 settembre.

Nel procedimento si sono costituite parte civile la Provincia di Taranto, il Comune di Grottaglie e il Comune di Sava. Per la difesa, la sentenza rappresenta un primo riconoscimento delle irregolarità procedurali denunciate fin dall’inizio. Ma con la prescrizione che avanza, il rischio è che uno dei più discussi processi degli ultimi anni possa finire in un nulla di fatto.

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