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IL SIMBOLO DELLA CROCE ESPLICATO NELLA RIUNIONE DELL’ARCHEOGRUPPO PER IL TESSERAMENTO 2016

IL SIMBOLO DELLA CROCE ESPLICATO NELLA RIUNIONE DELL’ARCHEOGRUPPO PER IL TESSERAMENTO 2016 IL SIMBOLO DELLA CROCE ESPLICATO NELLA RIUNIONE DELL’ARCHEOGRUPPO PER IL TESSERAMENTO 2016 | © Massafra

In occasione del tesseramento per il 2016, lo scorso 22 aprile l’Archeogruppo “Jacovelli” ha organizzato nella propria sede un incontro dal titolo "La Croce tra simbolo e segno" in cui ha relazionato sul tema la dott.ssa Eleonora Rosa.



La croce è uno dei simboli più antichi e per questo più intrinseci all’uomo, in specie per il suo valore religioso. Essendo un segno grafico semplice, il suo impiego è già attestato in molte culture precristiane, si pensi all’ankh egizia, alla croce celtica o alla svastica indoeuropea.

Grazie poi alla diffusione del Cristianesimo, la croce che conosciamo è passata dall’essere un’immagine di morte e biasimo al rappresentare la redenzione dell’umanità indicando quindi una speranza di vita. E’ sintomatico comunque che essa si sia imposta solo in seguito, preceduta ad es. dall’ichthys (il pesce), dall’àncora (che ricordava una croce capovolta), o anche dal Chi Rho (la sovrapposizione delle lettere greche X e P a determinare un’abbreviazione del nome Cristo). Il suo utilizzo si sarebbe affermato sotto Costantino, il quale avrebbe avuto la visione proprio di una croce che gli assicurava la vittoria nella battaglia di Ponte Milvio (è famosa la frase <<in hoc signo vinces>>, sebbene l’accaduto sia controverso).

Nel corso dei secoli la croce è stata delineata in diverse maniere, in primis può essere riprodotta con il corpo crocifisso di Gesù (a partire dall’XI sec.) o senza (tipica della Chiesa protestante, per enfatizzare l’aspetto della resurrezione). La tipologia prevalente nel Cristianesimo è quella latina (avendo il braccio verticale più lungo di quello orizzontale è realistica e figura la natura umana di Gesù), ma ve ne sono altre come la greca (i due bracci hanno la medesima lunghezza e quindi è iscrivibile in un quadrato e/o in un cerchio, rimandando così al concetto di perfezione e all’entità divina di Cristo), il tau (avente la forma di una T), la Croce di Sant’Andrea (ad X), la Croce a due traverse (la cui superiore, più corta, è il titulus crucis, ovvero il cartello con la dicitura I.N.R.I.), la Croce a tre traverse (la prima in alto è sempre il titulus crucis, mentre la terza in basso, normalmente posta in obliquo rispetto al montante, allude alla base su cui appoggiarono i piedi di Gesù. E’ usata nel Mondo ortodosso), e via dicendo. La croce, in conclusione, sin dall’origine evoca un’imago mundi corrispondente all’atto dell’uomo di orientarsi altresì nella dimensione trascendente oltre che in quella spaziale-temporale (d’altro canto l’essere umano stesso è configurato a mo’ di croce nel momento in cui apre le braccia, emblematico in tal senso è l’Uomo Vitruviano o Le dimensioni dell’Uomo di Leonardo da Vinci).

Tale interessante argomento meriterebbe un approfondimento ulteriore tramite una pubblicazione, che seguirebbe il vol. Il saluto della croce e i suoi luoghi del prof. Giuseppe Termite.

Nicola Fabio ASSI

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