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CHIUSO IL PROCESSO SILOS PARCHEGGI INEDIL-CISA DI MASSAFRA

CHIUSO IL PROCESSO SILOS PARCHEGGI INEDIL-CISA DI MASSAFRA CHIUSO IL PROCESSO SILOS PARCHEGGI INEDIL-CISA DI MASSAFRA | © Massafra

L'accusa sosteneva che gli ex amministratori avrebbero procurato un "ingiusto vantaggio patrimoniale" all'impresa che doveva realizzare il progetto. La sentenza emessa nella seduta di venerdì 30 settembre.



La delibera è legittima e il fatto non sussiste: lo ha deciso il Tribunale di Taranto (presidente Alessandra Romano) assolvendo Martino Tamburrano, ex sindaco di Massafra attuale presidente della Provincia, 23 ex consiglieri comunali, due dirigenti municipali e tre imprenditori dall'accusa di abuso d'ufficio nell'inchiesta per la realizzazione di un silos-parcheggio con annesso centro commerciale e direzionale a Massafra. Il p.m. Remo Epifani aveva chiesto per tutti la condanna a tre anni di carcere.

I fatti risalgono al periodo compreso tra il 23 ottobre 2008 e il 15 novembre 2011. L'accusa sosteneva che gli ex amministratori avrebbero intenzionalmente procurato un "ingiusto vantaggio patrimoniale" alla Inedil srl attraverso l'affidamento in concessione della realizzazione di un silos-parcheggio con annesso centro commerciale e direzionale, a cui sarebbe stato "pretestuosamente attribuito il carattere di opera pubblica". Il Tribunale ha invece assolto gli imputati con formula piena. A suo tempo il Consiglio di Stato aveva rilevato la legittimità della delibera.

Durante la sua requisitoria, il pubblico ministero Remo Epifani Epifani aveva specificato che gli amministratori dell’epoca avrebbero intenzionalmente favorito la società Inedil srl -capogruppo mandataria dell’A.T.I. Intini Angelo s.r.l., Cisa s.p.a. e Inedil s.r.l. - con il concorso dei legali rappresentanti di esse identificati in Enrico Intini, Antonio Albanese Antonio e Stefano Intini, attraverso l’affidamento in concessione ai tre imprenditori della realizzazione di un silos parcheggio con annesso centro commerciale e direzionale. All’immobile, secondo quanto emerso dalle indagini, sarebbe stato «pretestuosamente attribuito il carattere di opera pubblica» e soprattutto del centro direzionale in costruzione sarebbe stato garantito agli imprenditori «anche il diritto di proprietà», consentendo così la vendita dell’immobile nonostante la legge consenta solo «la gestione dei beni da realizzare». Un aspetto che, secondo l’accusa era ben noto soprattutto al Dirigente dell’Ufficio Tecnico Comunale arch. Rufolo, dato che a lui erano state indirizzate ben due note: la prima del Comitato interministeriale per la programmazione economica il 17 marzo 2003 e la seconda dall’Autorità per la vigilanza sui lavori pubblici, Settore affari istituzionali e giuridici poco meno di un mese più tardi, esattamente il 14 aprile 2003.

Da qui, la contestazione di abuso d’ufficio, estesa a tutti gli imputati, oltre all'allora sindaco Martino Tamburrano, ovvero i dirigenti comunali della Ripartizione Lavori pubblici, Sergio Rufolo e Lorenzo Natile, gli imprenditori Enrico e Stefano Intini e Antonio Albanese, i consiglieri comunali - all'epoca dei fatti - Gaetano Castiglia, Stefano Meo, Antonio D’Eri, Oronzo De Mita, Giovanni Magazzile, Umberto Bommino, Francesco Miola, Vittorio Piccolo, Cosimo Vinci, Michele Bommino, Bruno Orlando, Alessandro Giannotta, Cosimo Damiano Semeraro, Giuseppe Cardillo, Giuseppe Cofano, Angela Monaco, Antonio Viesti, Davide Convertino, Salvatore Claudio Fuggiano, Pietro Valentini, Nicola Zanframundo, Cosimo Fedele e Donato Lasigna.

Sulla vicenda, peraltro, va ricordato che nell’ottobre 2007 la quinta sezione del Consiglio di Stato aveva rilevato la piena legittimità dell’operato del Comune di Massafra. Adesso la decisione del Tribunale che accoglie le tesi del collegio difensivo, composto tra gli altri dagli avvocati Egidio Albanese, Michele Rossetti, Carlo e Antonio Raffo, Enzo Fumarola e Franco De Feis, e che mette fine al caso con l’assoluzione degli imputati.

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