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Tre anni reclusione al pirata della strada: causò terribile incidente sulla Laterza-Castellaneta

L L'auto distrutta

Tre anni di reclusione e revoca della patente di guida: questa la pena comminata martedì 16 marzo dal giudice monocratico di Taranto a G. R., oggi 26 anni, di Altamura, il pirata della strada che il 24 giugno 2017, alle 22:30, procedendo a folle velocità sulla statale Appia causò il grave incidente in seguito al quale alla piccola Irina Apostol fu amputata la manina sinistra.

Il papà della bimba, un 35enne di origine rumena ma residente da tempo a Ginosa, procedeva sulla statale 7 nel comune di Laterza in direzione Castellaneta. A bordo c'era tutta la sua famiglia: moglie e due figli (un bambino di allora dieci anni e una di cinque, Irina).

All'improvviso spuntò alle sue spalle la sagoma della Mercedes Classe C intestata al padre dell’imputato ma in uso a G. R. che, “procedendo in direzione Laterza-Castellaneta, giunto alla progressiva chilometrica 604+900 alla velocità di 234 km/h, intraprendeva una manovra di sorpasso della Tigra e, avvedutosi dell’arrivo dall’opposto senso di marcia dell’autovettura Clio condotta da D. G. N., nel tentativo di evitare l’impatto con quest’ultima, rientrava nella sua corsia di marcia, urtando dapprima la Clio sulla fiancata sinistra e tamponando violentemente la Opel Tigra, che usciva fuori strada urtando un muretto a secco a destra della carreggiata, ribaltandosi più volte su se stessa e arrestandosi sulla fiancata destra nel terreno incolto”, per riportare il decreto di citazione diretta a giudizio disposta dal pm della Procura di Taranto Giorgia Villa a carico del pirata della strada.

Il giovane, infatti, non s’è fatto scrupolo alcuno dell'incidente provocato né delle condizioni dei feriti. Ha continuato la sua folle corsa, urtando altri veicoli che provenivano nel senso opposto, e si è dileguato.

I quattro occupanti la Tigra sono stati condotti al Pronto Soccorso di Castellaneta: il conducente, la moglie e il figlio più grande hanno rimediato vari traumi, ma se la sono cavata con prognosi non gravi. Irina invece ha riportato un trauma cranico con frattura dell’osso temporale e parietale sinistro e l’amputazione totale del polso e della mano sinistra: il piccolo arto, oltre a esserle stato strappato, è finito schiacciato e i medici non hanno potuto riattaccarlo.

Data la grave situazione, la piccola è stata trasferita nell’ospedale di Bari, dove è rimasta per giorni in rianimazione: dopo diversi interventi subiti, è stata dichiarata fuori pericolo e dopo un mese dimessa, ma dovrà convivere tutta la vita con la pesante menomazione e portare una protesi. Anche oggi, a 9 anni, non è ancora riuscita a superare il trauma, è chiusa in se stessa, si sente “diversa” dai coetanei ed à seguita da una psicologa.

Per essere assistiti i suoi genitori si sono affidati subito a Studio 3A - Valore S.p.A., società specializzata a livello nazionale nel risarcimento danni e tutela dei diritti dei cittadini, che si è fatta carico di seguire da vicino tutti gli aspetti legali e giudiziari della vicenda ma anche le condizioni della bimba, fornendole il supporto psicologico necessario. 

Studio3A ha già ottenuto un parziale risarcimento per i suoi assistiti e ora, anche alla luce delle inequivocabili risultanze del processo, conta di chiudere la trattativa con la compagnia di assicurazione della vettura “pirata” e di garantire alla bambina (e alla sua famiglia) il resto della liquidazione di cui ha diritto e anche bisogno per far fronte e tutte le cure di cui necessiterà nel tempo e per dotarsi dei migliori ausili.

Per raggiungere quest'obiettivo però è stata fondamentale l’identificazione del responsabile. Anche per supportare le indagini, il 5 agosto 2017 è stata presentata anche formale denuncia-querela nei confronti del pirata che aveva causato l’incidente: denuncia seguita a un appello che il papà e Studio3A avevano lanciato all’indomani del sinistro alla ricerca di testimoni e affinché si profondesse ogni sforzo per dare un volto e una giusta punizione al responsabile di questo ignobile atto.

Appello che non è rimasto inascoltato. I carabinieri di Castellaneta, grazie a una meticolosa attività investigativa, sono riusciti a risalire all’auto pirata, al proprietario e a chi la guidava al momento e nel luogo dell’incidente, nonostante i tentativi di depistaggio del conducente.

Il pm Villa ha dunque iscritto G. R. nel registro degli indagati e poi disposto la citazione diretta a giudizio per i reati di lesioni stradali gravissime, “con l’aggravante di aver commesso il fatto a una velocità superiore di almeno 50 km/h rispetto a quella massima consentita, di aver cagionato lesioni a più persone e di essersi dato alla fuga”, e per quello di omissione di soccorso “perché, dopo aver cagionato l’incidente, non ottemperava all’obbligo di prestare l’assistenza occorrente alle persone ferite”.

Dopo una lunga serie di rinvii, anche causa Covid, martedì si è finalmente arrivati all’udienza decisiva davanti al Tribunale monocratico e a una sentenza importante, che non restituirà l’arto alla bambina, ma rende un po’ di giustizia a lei e alla sua famiglia, sia per l’entità della pena, di non poco conto e che non prevede la sospensione condizionale, sia per la sanzione accessoria della revoca della patente: il 26enne non potrà più guidare.

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