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Operazione Tritolo: pienamente prosciolti gli accusati

Tribunale di Matera Tribunale di Matera

Assolti perchè il fatto non sussiste e per non aver commesso il fatto..

Il 19 settembre scorso, Il tribunale di Matera, in composizione collegiale, ha assolto Vincenzo Clemente, Egidio Apollinare e Matteo Di Taranto (assolto anche Stefano Clemente, purtroppo deceduto) dai reati a loro contestati in relazione all'operazione Tritolo che il 30 giugno 2014 fece risvegliare Matera e Laterza dal tintinnio delle manette.

La pronuncia si aggiunge a quella del pari pienamente assolutoria (“per non aver commesso il fatto”) resa il 2 febbraio 2018 in totale riforma del verdetto del Gup di Matera all’esito del rito abbreviato cui avevano avuto accesso nel processo “stralciato” i coimputati accusati di essere gli esecutori materiali di attentati; Carenza Marco, Mottolese Michele e Morrone Cosimo.

All’esito degli approfondimenti svolti in dibattimento, l’inchiesta degli investigatori materani è stata letteralmente demolita e si è risolta nel classico “ballon d'essai” privo di riscontri.

Restano però i 9 mesi circa di detenzione carceraria preventiva ingiustamente espiata dagli imputati ed il ricordo di Stefano Clemente, l’allora ventiquattrenne figlio di Vincenzo Clemente, destinatario anch’egli del provvedimento restrittivo della libertà, rimasto purtroppo vittima di un incidente stradale accaduto appena qualche giorno dopo la sua completa liberazione.

Il fatto: come detto in apertura, 30 giugno 2014 Matera e Laterza furono risvegliate dal tintinnio delle manette: all’alba di quel lunedì estivo, la Polizia di Stato di Matera, coordinata dalla locale Procura, eseguì su disposizione del Gip del capoluogo materano 8 ordinanze di custodia cautelare in carcere nei confronti di altrettanti soggetti ritenuti responsabili, a vario titolo, dei reati di tentato omicidio, tentata estorsione, detenzione e porto illegale di materiale esplosivo e armi.

Secondo l’accusa gli indagati avevano preso di mira un imprenditore loro conterraneo titolare di una struttura ricettiva a pochissimi chilometri dal centro abitato, per convincerlo a cedere loro a prezzo irrisorio un’altra struttura sempre di sua proprietà nei pressi di Ginosa: per raggiungere tale obiettivo, gli indagati avevano pianificato,secondo gli inquirenti, una strategia intimidatoria di alto spessore criminale, attuata attraverso una escalation di attentati dinamitardi alla nuova struttura gestita dall’imprenditore loro concorrente, nonché da episodi estorsivi e di turbativa d’asta.

Si disse nel corso della conferenza stampa tenuta al momento degli arresti che non solo “Il gruppo malavitoso era stato fermato per tempo grazie alla grande intelligenza investigativa unita alla massima disponibilità a collaborare con gli investigatori in maniera trasparente da parte delle vittime”, ma anche che «la svolta delle indagini si era avuta quando gli investigatori hanno appreso di un piano omicida che la banda stava ordendo nei confronti di un altro imprenditore».

La notizia ebbe all’epoca un’eco massmediatica senza precedenti, furono impiegati elicotteri, attività cinofile, artificieri dell’unita di Bari e oltre 50 uomini di polizia tutto questo porto addirittura il sindaco di Laterza a rivolgere accorati appelli ai cittadini per unirsi nella grande battaglia per la legalità, e addirittura il vescovo di Matera a complimentarsi con la stessa questura per aver smantellato una banda di pericolosi criminali che taglieggiavano il territorio.

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