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Confindustria Taranto ha un nuovo presidente

Antonio Marinaro Antonio Marinaro

La tragedia di Mimmo Massaro ha segnato indelebilmente l’assemblea dei soci di Confindustria Taranto, che ha sancito il passaggio di consegne tra il presidente uscente, Vincenzo Cesareo, e l’entrante, Antonio Marinaro.

Quasi contemporaneamente, a Fragagnano si piangeva l’innocente gruista Arcelor Mittal e nella saletta “Monfredi” della Camera di Commercio si celebrava l’avvio di un nuovo percorso.

Poco spazio per i festeggiamenti, quindi, molto per la riflessione sul ruolo che gli imprenditori hanno assunto, e assumeranno, nei confronti della grande industria.

Che resta un riferimento per il sistema confindustriale locale, tanto da confermare la linea assunta in questi anni eleggendo un nuovo presidente che opererà in piena continuità. Sono le prime parole di Marinaro, davanti alla platea degli associati, presidente designato (per quattro anni) e senza concorrenza che descrive la sua visione come «rivolta alla salvaguardia del lavoro svolto».

Accanto a lui, Cesareo aveva espresso pochi minuti prima un concetto del tutto simile, inquadrando però nettamente le condizioni in cui questo passaggio in continuità è avvenuto: «Tutto avrei voluto, Antonio, tranne che consegnarti Confindustria in questa congiuntura».

Pesa la situazione del colosso siderurgico, pesano le distratte politiche meridionaliste del governo. Ma tale condizione è anche presupposto per poter fare solo meglio.

Condivisione è l’“hashtag” di Marinaro, che ha parlato di rinnovata collaborazione con «Comune, Provincia e associazioni di categoria, ma anche altre realtà che insistono sul territorio», di ascolto della base associativa, di riscoperta delle imprese della provincia, di obiettivi comuni che partono dalla ricerca di una differente narrazione del territorio, per arrivare alla diversificazione produttiva (un occhio particolare ai giovani talenti, a enogastronomia, turismo, cultura e fashion), all’aggregazione delle imprese, alla loro rivitalizzazione affinché tornino a essere collante fra le istanze del territorio. Marinaro nobilita la parola lobby, quindi, assegnandole l’accezione tutta anglosassone che vuole gli imprenditori custodi degli interessi del territorio.

«Dobbiamo allo stesso tempo collaborare con le istituzioni – ha spiegato il presidente di Confindustria Taranto – e pretendere che loro ci affianchino nei percorsi più complessi: riaffermare, cioè, la logica secondo la quale chi arriva da fuori e investe sul nostro territorio deve poter garantire precise ricadute economiche sull’area ionica».

Il pensiero non può che andare ai progetti del Cis, alle opere di risanamento che devono vedere le imprese locali impegnarsi direttamente, allo sviluppo interrotto che deve ripartire “coccolando” gli investimenti. Sfide per le quali il tessuto imprenditoriale locale è pronto, stuzzicato anche dalla presenza di Arcelor Mittal, che secondo Marinaro a Taranto ha portato «una concezione internazionale dei mercati e del contesto in cui opera».

Ma essere al fianco dei grandi gruppi, averli come riferimento, non significa appiattirsi sulle loro posizioni. Marinaro, ricordando il sacrifico di Massaro, ha dichiarato che «Confindustria sosterrà Arcelor Mittal, ma sarà costruttivamente critica affinché si consolidi come autentica alternativa».

Una pura formalità la votazione degli associati, che hanno confermato anche la squadra di Marinaro, composta da cinque vicepresidenti: Paolo Campagna (delega “infrastrutture e territorio”), Piero Chirulli (delega “finanza e innovazione”), Salvatore Toma (delega “internazionalizzazione ed education”), Michele Viglianisi (delega “organizzazione”) e Antonio Lenoci (vicario).

Con il nuovo statuto confindustriale, però, non sarà più possibile assegnare deleghe specifiche a imprenditori orientati a impegnarsi in un particolare settore. Marinaro ha deciso di ovviarvi invitando temporaneamente alcuni associati a partecipare ai lavori del consiglio generale e del consiglio di presidenza. Un’attenzione all’ascolto della base che il nuovo presidente ha posto anche nei confronti delle donne presenti in associazione, pensando di trasformare l’attuale coordinamento femminile in un “Comitato delle imprenditrici”.

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