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Halloween e la "Tavola Apostoli": storie, processioni e culto dei morti a Mottola

L L'edizione 2017 della "Tavola Apostoli"

Bussare mascherati alle porte, anche solo per un "dolcetto o scherzetto?": Halloween ha ormai conquistato anche i mottolesi, e i travestimenti e le feste, soprattutto per i più piccoli, si sono moltiplicati.

Un appuntamento, quello di stasera, che fino a pochi anni fa era solo anglosassone: rimanda, infatti, alla tradizione britannica della vigilia di Ognissanti, più precisamente riconducibile all'antico culto dei Celti. Questi, celebravano l'anno nuovo il primo novembre, mentre la notte del 31 festeggiavano la fine dell'estate. Si voleva che, proprio in quell'occasione, le barriere tra il mondo dei vivi e quello degli spiriti si riducessero, tanto da consentirne il temporaneo "ritorno" dall'oltretomba.

Così, un'antica cerimonia pagana si è trasformata in una delle feste più attese e ricche; ma in realtà, anche senza il tormentone "trick-or-treat?", che la leggenda riconduce agli scherzi delle fate, il rapporto della nostra città con i defunti e con l'aldilà, in particolare in questi giorni, è molto precedente all'importazione dell'ormai imperdibile appuntamento con scheletri e zucche.

Un'usanza "di Halloween" in salsa locale, tanto per citarne una che ci porti dritti nelle nostre case, è senz'altro quella della "Tavola Apostoli", la tradizione per la quale molti di noi, ancora oggi, nell'apparecchiare la tavola per la cena di domani, aggiungono un posto riservato ai "cari estinti".

Fino a pochi anni fa, a dire il vero, lasciare cibo e bevande per i visitatori della notte era assolutamente normale. Ora, il rito della "Tavola Apostoli" è un po' in disuso, ma anche quest'anno, come già accaduto l'anno scorso, ci penseranno il Comune e le confraternite a rinnovare l'appuntamento con la tradizione: saranno allestite, infatti, ben tre "tavole".

La prima, a cura dell'Amministrazione, sarà ospitata dal Centro Aperto Polivalente; le altre, invece, nelle chiese di Purgatorio e Rosario, saranno allestite, rispettivamente, dalla Confraternita del Carmine e del comitato interconfraternale dell'Assunta.

All'indomani, come avveniva una volta, quando i meno abbienti bussavano di casa in casa per prelevare le vettovaglie intatte, che i morti non avevano (ovviamente) toccato, anche stavolta i viveri saranno messi a disposizione dei mottolesi indigenti.

Un'altra consuetudine, o forse leggenda, della nostra tradizione, è quella della processione dei "senza naso", ovvero i confratelli incappucciati del Carmine. Il sodalizio, infatti, fu fondato nel 1701 sotto il titolo delle anime del purgatorio, e secondo alcune testimonianze, fino alla fine del XIX secolo fu promotore di una processione notturna dal borgo al cimitero comunale.

Per l'occasione i confratelli, stando ai ricordi di alcuni anziani, nella notte dove tutti i morti ritornano vivi, scendevano incappucciati tra i lumini e i fiori del camposanto, dove recitavano sottovoce i tenui cori dei "requiem", dei "Pater" e di altri suffragi. Leggenda? Realtà? Sarà difficile stabilirlo. Possiamo, intanto, goderci i giorni di questa "triste e mesta ricorrenza", in attesa dei nostri cari, che dall'aldilà ci faranno visita e, magari, mangeranno qualcosa sulle nostre tavole.

Andrea Carbotti

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