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Calcio: il bilancio della stagione della Prima Categoria di Fernando Rubino

Fernando Rubino Fernando Rubino

La stagione calcistica della Prima Categoria è da poco terminata e a tracciarne un bilancio generale è il numero uno dell'Asd Città di Massafra, Fernando Rubino.

«Avremmo potuto fare qualcosa in più - commenta Rubino - visto che non eravamo partiti per ottenere un quarto posto ma bensì lottare nelle prime due posizioni. Ci accontentiamo.

Per quanto riguarda il periodo da alcuni punti di vista mi sono rilassato perché prima dell’epidemia era stato un periodo stressante per il fatto che non stavano arrivando, proprio, i risultati sperati e quindi non ci sono state gratificazioni sul lavoro.

Ritornando al campionato tutto si può dire tranne che sembrasse una Prima Categoria. Si è visto un bel calcio con varie squadre attrezzate come Noci, Alberobello, il Ceglie che stava risalendo, noi, il Talsano e il Locorotondo. Abbiamo disputato delle belle partite sia in casa che fuori. Diciamo che è stata più una Promozione. Il tecnico del Talsano Pettinicchio, disse che non si aspettava un campionato così avvincente e rimase stupito.

Salirà il Locorotondo con le altre che spereranno in un eventuale ripescaggio. Noi ci siamo, comunque, dentro. Si dovrebbe partire dalla seconda e poi scendendo. Sicuramente, nella prossima stagione si assisterà ad un calcio diverso.

Come ci sarà l’occasione faremo domanda di ripescaggio per giocare in Promozione anche perché siamo stanchi di giocare in Prima Categoria visti i tanti sforzi fatti. Negli scorsi giorni abbiamo tenuto una riunione societaria in cui ci siamo guardati in faccia analizzando le nostre pecchie: stiamo già lavorando per colmarle perché sono convinto che con una buona organizzazione si possono, anche, trovare validissimi calciatori che non remano contro. Ci tengo a sottolineare che abbiamo pagato ogni rimborso e che siamo pronti a inserire nuove figure per la gestione del marketing. Non si può fare calcio contando soltanto sulla forza di due, tre persone. Dobbiamo vendere un prodotto, in questo caso il Massafra, creando un brand: per questo ho già sentito un’agenzia.

Il mio futuro si chiama Massafra poi se qualcuno fosse interessato per portare avanti le redini del calcio massafrese se ne parlerebbe anche. La squadra è della mia città e non la mia. Vedere la tribuna piena è una gratificazione perché significa che c’è voglia di calcio e di tifare Massafra. L’attaccamento verso i propri colori significa amare le aziende del territorio e il proprio centro storico. Si fa sport anche per questi motivi».

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