
Dopo il sequestro di parte del lido Sablée, operato da Capitaneria di Porto e carabinieri del Nucleo Biodiversità di Marina di Ginosa, e la sua convalida da parte del Gip del tribunale di Taranto, Gianni Di Pippa (Pd) e Agostino De Bellis (M5s) intervengono congiuntamente, annunciando le iniziative che prenderanno nel prossimo consiglio comunale (seduta prevista per martedì prossimo).
Insieme al provvedimento restrittivo, i due consiglieri d’opposizione hanno posto sul tavolo anche la vendita della porzione di pineta dunale effettuata a dicembre scorso dal Comune alla società proprietaria del lido, area alla quale sono stati posti i sigilli poiché ritenuta oggetto di violazioni in materia di autorizzazioni edilizie e paesaggistiche. Di Pippa e De Bellis, quindi, chiederanno al sindaco Giovanni Gugliotti “di avviare tutte le procedure previste dalla legge per annullare l’atto di compravendita della pinetina, per i vizi gravi contenuti nello stesso atto, e di venire in Consiglio a relazionare sulle azioni che l’amministrazione comunale intende intraprendere rispetto ai danni ambientali e d’immagine subiti dal Comune di Castellaneta”.
Quella vendita, come nei giorni scorsi abbiamo già scritto e come ha nuovamente denunciato anche il movimento politico castellanetano “Un’altra città”, fu resa possibile dall’introduzione della porzione di pinetina (già affidata in concessione alla società proprietaria del lido Sablée) nel piano delle alienazioni e valorizzazioni del patrimonio, approvato dal consiglio comunale nella seduta del 22 settembre dello scorso anno. La procedura di vendita si avviò con la determina dirigenziale 1733 del 5 dicembre successivo, per poi perfezionarsi con atto del 28 dicembre: 55mila euro il prezzo pattuito, per un’ulteriore porzione (691 metri quadri su 1000) della pientina in concessione.
De Bellis e Di Pippa ricordano come loro due, insieme con l’altro consigliere comunale del M5s Raffaele Rochira, si opposero fortemente all’inserimento della pinetina nel piano delle alienazioni poiché ritenevano che “anziché vendere l’amministrazione dovesse salvaguardare e proteggere la macchia mediterranea, in considerazione anche dei precedenti abusi contestati alla vecchia gestione”. I consiglieri, inoltre, chiedevano “di fare ulteriori controlli sugli interventi fatti sulla macchia mediterranea, in quanto in alcuni tratti la stessa sembra scomparsa”.
Ovviamente, votarono contro il piano, che fu approvato a maggioranza nonostante l’altra contestazione mossa, ossia la cifra di vendita proposta dal dirigente “che appariva eccessivamente bassa rispetto al valore reale del bene paesaggistico”. Il presupposto dell’alienabilità del bene, spiegano De Bellis e Di Pippa, era stato sviscerato da sindaco e consiglieri in quella seduta: l’avevano definita un "relitto di suolo", quindi di alcun interesse per il Comune, aggiungendo che “se il bene non serve è inutile tenerlo in questa maniera. Quella striscia di pinetina pare serva per l’abbattimento delle barriere architettoniche”.
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