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Giancarlo Visitilli dialoga con gli studenti dell'Orazio Flacco di Castellaneta

Giancarlo Visitilli e i ragazzi dell Giancarlo Visitilli e i ragazzi dell'Orazio Flacco

Martedì 19 novembre, nell'Auditorium "7 Febbraio" di Castellaneta l'istituto Q. Orazio Flacco con la dirigente Maria Giuseppa Giove, ha accolto Giancarlo Visitilli, uno degli autori del libro "La pelle in cui abito".

Scrittore, giornalista, professore, Visitilli, rispondendo alle domande delle due liceali di IV D (Bianco Federica e Descrivo Rachele), con il suo intervento fatto di parole semplici e dal tono pacato, è riuscito a far tremare le pareti, a scuotere gli animi.

I ragazzi dell' IISS, insieme a quelli delle scuole medie Surico e Giovinazzi con cui ormai si condivide da anni l'esperienza dell'incontro con l'autore patrocinato dall'associazione "Presidi del libro" di Bari di cui il Flacco è promotore, hanno ascoltato per due ore in silenzio la testimonianza di un uomo che, con il suo libro, ha voluto dare voce a chi come Karen Diabate, aveva una vita da raccontare e da condividere.

Una storia di ribellione nei confronti delle ingiustizie, di lotte per ripristinare e difendere il diritto della libertà; una storia fatta di fiducia nella conoscenza, nella cultura considerata la vera arma dell'esistenza umana, di sofferenza dovuta al distacco dalla famiglia, di umiliazione a causa della violenza e della malvagità di chi calpesta e mercifica la dignità dell'uomo; una storia di speranza riversata in quel gommone dove, con la gamba penzolante nell'acqua salmastra del Mediterraneo, un giovane quindicenne originario della Costa D'Avorio, insieme a tante altre persone, uomini, donne e bambini, compie la traversata verso la nostra Italia, che gli diventa casa, famiglia, scuola...

Visitilli ha raccontato così di Karen, lo ha fatto con la sua penna gentile, con il suo cuore grande perché "si sappia a che punto di non ritorno è giunta l'umanità".

Un albero nel deserto fa da copertina al libro "La pelle in cui abito", l'albero che ha dato ombra, accogliendoli sotto i suoi rami per un po', a uomini che viaggiavano sotto il sole cocente per raggiungere il mare della speranza. Con le radici ben piantatate nel terreno e i rami aperti verso il cielo, facciamoci alberi di accoglienza gli uni verso gli altri perché, come insegna la Storia fatta di popoli che si sono avvicendati, non c'è autoctonia che possa negare il diritto di residenza o parità di diritti ad altre comunità umane, perché (come hanno cantato e suonato le alunne Cinefra Roberta e Romano Annunziata) "trovo inopportuna la paura per una cultura diversa" e soprattutto perché da quel "punto di non ritorno" noi vogliamo svoltare.

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