
Francesco Miola, pellegrino di Massafra, ha raggiunto lo scorso 17 agosto Santiago de Compostela dopo 59 tappe e 1.548 chilometri, partendo da Barcellona e passando per Lourdes e Saint-Jean-Pied-de-Port. È il suo quinto arrivo nella capitale galiziana, scelto quest’anno in occasione dell’anno santo.
Il cammino di Francesco è iniziato a Barcellona, con la benedizione del pellegrino nella chiesa di Santa Maria del Pi, ed è proseguito in solitaria verso Lourdes. Qui ha voluto fermarsi due notti per vivere un momento personale di spiritualità, prima di dirigersi verso i Pirenei e congiungersi al percorso francese.
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«Cerco sempre cammini nuovi e meno conosciuti» ci ha spiegato «quest’anno ho voluto aggiungere Lourdes al mio itinerario per motivi molto personali».
Non sono mancate le difficoltà: fango fino alle caviglie, piogge insistenti, giornate di caldo intenso e persino cadute, una delle quali con rischio concreto di farsi male. «Ho sbattuto la testa su una roccia ma mi è andata bene» racconta. La media quotidiana è stata di 27 chilometri.
Tra i momenti più intensi, Francesco ricorda l’ospitalità in un albergue donativo, la messa a Lourdes e l’incontro con padre Arman, che ha compiuto la lavanda dei piedi ai pellegrini. «Sono esperienze che fanno capire quanto il cammino resti prima di tutto un pellegrinaggio spirituale».
Alla praza do Obradoiro, davanti alla cattedrale di San Giacomo, Francesco ha seguito il suo rituale: fermarsi pochi chilometri prima, ripartire all’alba e arrivare in piazza in assoluta solitudine. «Ogni volta mi chiedo se proverò la stessa emozione della prima volta. La verità è che l’emozione cresce, perché più lungo è il cammino più esperienze si accumulano».
Il viaggio è stato anche occasione di incontri. «Ho camminato con un pellegrino catalano per alcuni giorni, ho conosciuto altri compagni a Lourdes, e con alcuni ci rivedremo a breve. In passato sono nate amicizie che durano da anni e che mi hanno portato anche a ospitare o a essere ospitato».
Sulla fatica, Francesco spiega che «il corpo si abitua dopo i primi giorni, ma la vera prova è mentale: vivere in camerate, rinunciare alle comodità, accettare rumori e imprevisti».
Per il futuro, ammette di voler prendersi una pausa. «Un mese di cammino è l’ideale per rigenerarsi, ma ora devo ritrovare un equilibrio nella vita quotidiana. Poi si vedrà».
Infine, un consiglio a chi sogna ma non trova il coraggio: «Non date troppo peso ai consigli degli altri, informatevi, leggete, guardate film come The Way. Se avete anche solo una piccola idea di partire, partite. Male che vada potete fermarvi, bene che vada verrete contagiati dalla santiaghite».
Il suo percorso si è chiuso con la messa del pellegrino nella cattedrale e con la cerimonia del Botafumeiro, il grande incensiere che da secoli accoglie i viandanti. Un rito che, come ricorda Francesco, «serviva a purificare i pellegrini e oggi rappresenta un simbolo di continuità con la tradizione medievale».
E alla domanda sul perché partire, risponde con semplicità: «Il cammino insegna a condividere e a donare. È un modo per tornare più aperti verso il prossimo».
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