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De Giorgio: «Finisce un'epoca e ne incomincia un'altra per la ex BCC di Massafra»

L'avvocato Michele De Giorgio L'avvocato Michele De Giorgio

«Finisce un'epoca e ne incomincia un'altra per la ex BCC di Massafra»

Esordisce così l'avvocato Michele De Giorgio, ex componente del Consiglio di Amministrazione del sodalizio bancario cittadino, nel fare il punto dopo la fusione avvenuta lo scorso 4 marzo tra la BCC di Taranto e Massafra con BCC di Bari, formando una nuova banca denominata BCC di Bari e Taranto.

«A seguito della modifica di legge sulle banche voluta dal Governo Renzi - spiega l'avvocato De Giorgio -, le BCC hanno dovuto cambiare il loro assetto organizzativo, confluendo in un gruppo bancario guidato da una S.p.a. di nuovo conio, mediante la stipula di un accordo negoziale denominato “contratto di coesione”. 

Sono stati costituiti due gruppi bancari di espressione del mondo delle BCC, una che fa capo ad ICCREA S.p.a. con sede a Roma e l’altra che fa capo a Cassa Centrale S.p.a. con sede a Trento. Le due società capogruppo, costituite appositamente, guidano ciascuna circa 130/140 BCC, mediante il “Contratto di coesione”. 

Il contratto riconosce alla capogruppo poteri di decidere le linee guida della gestione delle singole BCC, tra le quali quella di imporre le operazioni societarie tese alla riduzione del numero delle BCC, giustificato dalle necessità di consolidarle patrimonialmente.

La BCC di Massafra a suo tempo confluì nel gruppo ICCREA S.p.a. e da subito la capogruppo inizió a inviare direttive di gestione che conducevano alla fusione con altra BCC locale. Si definì di effettuare la fusione con la BCC di Taranto, avendo una continuità di territorio e similitudine di attività imprenditoriali vista la vicinanza tra le due comunità cittadine.

Il progetto di fusione prevedeva una governance della nuova banca – denominata Banca di Taranto e Massafra BCC – composta da 6 consiglieri di espressione dei soci della ex Banca di Taranto e tre consiglieri di espressione dei soci della Banca di Massafra; i revisori erano di espressione due di Taranto e 1 di Massafra. Lo statuto approvato dalle assemblee dei due corpi societari prevedeva che l’assetto organizzativo dovesse durare sino all’approvazione del bilancio relativo all’anno 2027. 

Appena conclusa la fusione, la capogruppo ha imposto una nuova fusione con la BCC di Bari e i patti avuti e sottoscritti con il sigillo dello statuto, sono stati disattesi e i nuovi patti (alla conclusione dei quali non hanno concorso gli esponenti di espressione di Massafra, perché tutto eterodiretto dalla capogruppo con la complicità dei consiglieri di Taranto) prevedono l’eliminazione dalla denominazione del nome di “Massafra” e i consiglieri di espressione dei soci di Massafra sono ridotti ad uno, mentre tra i componenti dei sindaci non appare nessun soggetto di espressione dei soci di Massafra. 

Per il territorio di Massafra cosa cambia di fatto?

La elisione del territorio con il mondo BCC di espressione ICCREA S.p.a. sembra essere conclusa e la capogruppo, che avrebbe dovuto fungere da garante della compagine sociale di Massafra, invece è stata la responsabile di un impoverimento territoriale, impadronendosi di un soggetto economico che con tanto orgoglio la comunità Massafrese aveva costruito, usandolo per i suoi scopi reconditi e di basso profilo sociale.

Con la nuova banca, la sede sociale viene spostata a Bari e la tanto esaltata territorialità delle BCC che imperava nell’ambiente bancario prima della riforma, viene sacrificata a beneficio della necessità di versare sangue alla capogruppo che ha come mission l’idea di scimmiottare il business delle grandi banche. 

In definitiva la riforma Renzi ha ucciso la mutualità e territorialità che distingueva le originarie BCC, dedite all’economia locale.

Per un cittadino di Massafra che motivo c’è oggi per rimanere socio di questa nuova banca?

Non c’è alcun motivo che giustifichi la compagine massafrese a rimanere soci della nuova banca, che non avrà alcun interesse a favorire il territorio locale, anche perché dovrà seguire le direttive della capogruppo che ha scientemente cancellato dalla geografia bancaria il territorio di Massafra. Le azioni delle BCC non vengono nel tempo rivalutate ed esse rappresentavano un motivo di orgoglio nel concorrere alla crescita del territorio di appartenenza. Le azioni delle BCC non sono un investimento finanziario, ma un investimento per il territorio.

Già da oggi tutti i contratti di forniture di beni e servizi (professionali e non), sono gestiti dalla capogruppo, sottraendoli alla governance locale. Si è verificato, quindi, un impoverimento del territorio, la gestione è improntata ad un interesse accentrato nella sede della capogruppo.     
Non vi è alcuna differenza tra le attuali BCC così come orientate dalla capogruppo e le altre banche nazionali.

È possibile esercitare il diritto recesso? In che modo?

Chiunque dei soci voglia esercitare il diritto di recesso, oggi si è presentata la possibilità, in quanto nella fusione non sono stati osservati i precedenti patti che prevedevano una presenza nella governance di 4 soggetti di espressione del territorio Massafrese e i nuovi patti ne prevedono solo uno, violando quindi i precetti di legge previsti dall’art. 2437 lett. G) codice civile.

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