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IL RITORNO DI RUDY, IL NUOVO FILM DI CIRASOLA [RECENSIONE DI AURELIO MICCOLI]

IL RITORNO DI RUDY, IL NUOVO FILM DI CIRASOLA [RECENSIONE DI AURELIO MICCOLI] IL RITORNO DI RUDY, IL NUOVO FILM DI CIRASOLA [RECENSIONE DI AURELIO MICCOLI] | © Castellaneta

Un film su Rodolfo Valentino e Castellaneta, qui a Castellaneta, non può passare inosservato.



Uscito giovedì 24 nelle sale cinematografiche l’ultimo lavoro del regista Nico Cirasola (ricordate Focaccia Blues?), con Pietro Masotti, Tatiana Luter, Claudia Cardinale e Alessandro Haber, prodotto da Alessandro Contessa e sceneggiato da Nico Cirasola con Luigi Sardiello e Lucia Diroma.

Sempre più spesso l’affetto che noi castellanetani dimostriamo per il concittadino Rodolfo Guglielmi viene confuso con campanilismo. Un po’ di campanilismo c’è, tuttavia prevale l’ammirazione.
Sentimenti questi che emergono dalle nebbie della nostra scarsa conoscenza del personaggio, dei suoi film e della sua confusa biografia sulla quale non c’è mai stata chiarezza.

Il personaggio, un grande del cinema muto scomparso prematuramente, oggi all’apice dell’interesse di tantissimi ammiratori internazionali, ha subìto le vicende di una critica non sempre benevola che ha guardato a lui con occhio indagatore. Negli anni ’50 oggetto di una corposa letteratura di carattere biografico che anziché raccogliere le prove documentali dei suoi comportamenti cercava di spiare dal buco della serratura della sua camera da letto immaginando di vedervi damerini e gigolò. Poi negli anni ’60 sistematico oggetto di indagini televisive folcloristiche, sollecitando improbabili dichiarazioni di intervistati locali a digiuno di tutto ma a gara per apparire sul piccolo schermo. Solo all’inizio del terzo millennio sono apparse serie biografie, sistematicamente condotte con metodo scientifico sull’analisi delle fonti documentarie.
Con queste premesse è sempre stato difficile per il cinema accostarsi al personaggio.

Ma Cirasola (che è pugliese) l’ha fatto con la forza di chi conosce il contesto ambientale, sul quale non deve inventare nulla, facendo sua una sceneggiatura onirica che, tra realtà e fantasia, immagina il ritorno di Rudy a Castellaneta. Varcando la porta della fantasia naviga tra l’identità dell’uomo con le sue radici e il mito che è diventato. Anche se con un ritmo un po’ lento il film descrive il rapporto conflittuale, inopinato e non voluto, di Rudy con suo fratello Alberto ma anche con il sistema paese inconsciamente poco incline ad accettare un modo di essere così diverso. Il sistema paese è dunque Castellaneta, comunità che partecipa coralmente anche con gli attori non professionisti e con le numerose comparse.

Per fare un buon film su Rudy bisogna amarlo. E Cirasola in questo film lo dimostra. Cercando di ripercorrere (siamo nel 1923) i passi del Mito in ambienti riconoscibilissimi, tra le bianche architetture del suo paese natio e l’impagabile serenità della sua campagna, per confezionare, come afferma lui stesso, “un inno alla forza delle passioni e al coraggio di perseguirle”. 

Bravo Cirasola, bravi gli attori, per un film godibile da non perdere. In attesa del prossimo lavoro di Cirasola.

Aurelio Miccoli

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