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Mostra artistica "Facies Passionis": Mottola tra le protagoniste

 il simulacro de “La Pietà” il simulacro de “La Pietà”

Figura anche la confraternita del Carmine e Purgatorio di Mottola tra i partecipanti della mostra artistica "Facies Passionis".

Giunta alla sua quarta edizione, la rassegna è organizzata dall’arciconfraternita del Carmine di Taranto e dall’arcidiocesi di Taranto. Si pone come obiettivo quello di mostrare le bellezze e le varietà dei riti della Settimana santa, sia della Puglia che di altre zone d’Italia.

Dopo gli anni di stop causati dall'emergenza pandemica, la mostra torna a Taranto nella chiesa del Carmine.

La confraternita del Carmine e Purgatorio di Mottola, dopo aver esposto il “Gesù incoronato di Spine” (2018), “La Caduta” (2019) e “L’Addolorata” (2020), quest'anno esporrà il simulacro de “La Pietà”, realizzato nel 1985 dai maestri cartapestai leccesi Carmelino e Attilio Gallucci.

«La nostra continua partecipazione - commenta il priore del Carmine di Mottola Ferdinando D’Onghia - è segno del profondo rapporto di stima e fraternità che si è creato negli anni con il Carmine di Taranto. Questa vetrina, per il nostro sodalizio, è occasione per far conoscere anche al di fuori del territorio tarantino i nostri riti e le nostre tradizioni».

La confraternita del Carmine, quindi, si inserisce in un contesto cittadino, quello di Mottola, in cui la tradizione religiosa è profondamente legata ai riti della Settimana Santa e al vivere con forte spiritualità il tempo di Quaresima.

Il sodalizio si fa promotore di molteplici iniziative, sia religiose che culturali, tra cui le Via Crucis nelle domeniche di Quaresima, il "Concerto della Passione" con le tipiche marce funebri ioniche, fino gli eventi topici del "Triduo Pasquale": il pellegrinaggio delle “Paranze”, l’adorazione della Croce fino al momento culminante, rappresentato dalla maestosa processione dei sacri misteri del Sabato Santo.

Tornando alla mostra artistica "Facies Passionis 2023", l'arciconfraternita del Carmine ha affermato di voler proseguire «nel solco del percorso intrapreso e soprattutto riaffermare la pietà popolare come pratica devozionale delle comunità.

Le processioni, le statue, i simboli, viste non solo come manifestazione pubblica di fede, ma come testimonianza di una storia, di un vissuto, di una cultura che ancora oggi, a distanza di tanti anni, sono in grado di parlare al cuore e all’anima di tante persone e probabilmente anche in grado di suscitare emozioni e senso di appartenenza in chi non è cattolico praticante».

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