Giovanni Falcone
Lunedì 23 maggio, alle 18 nel Centro Servizi “Mauro Perrone” di Castellaneta, è previsto l’incontro/dibattito “Possiamo sempre fare qualcosa” in ricordo del giudice Giovanni Falcone, a 30 anni dalla strage di Capaci, in cui perse la vita con la moglie Francesca Morvillo e gli agenti della scorta Vito Schifani, Rocco Dicillo e Antonio Montinaro.
L’evento, organizzato in collaborazione con l’associazione “I Portulani” di Palagianello, grazie al contributo di ospiti quali la dottoressa Eugenia Pontassuglia, procuratore capo presso il tribunale di Taranto ed il giornalista Rai Stefano Maria Bianchi, intende proporre delle riflessioni su una delle stagioni più buie della repubblica italiana.
Oltre che agli studenti e ai docenti dell’istituto, l’invito è esteso a tutta la cittadinanza per precisa volontà della dirigente scolastica Vita Maria Surico e dell’avvocato Luigi Resta, promotori dell’incontro nel corso del quale avranno il compito, rispettivamente, di introdurre e moderare il dibattito.
Si tratta di un’occasione preziosa per ricordare chi, probabilmente, firmò la propria condanna a morte istruendo con Paolo Borsellino il cosiddetto maxiprocesso. Grazie a loro il meccanismo rodato dell’impunità dei boss si inceppa e, dunque, sembra ragionevole pensare che la stagione delle bombe sia stata progettata e messa in atto da chi era a capo di “Cosa Nostra”, Salvatore Riina e Bernardo Provenzano; eppure ancora oggi riecheggiano i dubbi che, nell’immediatezza dei fatti, posero anche personalità di spicco del panorama politico italiano chiedendosi se si trattasse “soltanto” di strage di Mafia.
Ora, dopo trenta anni, quando gli eventi sono sottratti all’urgenza della cronaca, è doveroso ricordare, ragionare e porre interrogativi; così, forse, sarà possibile provare a dare qualche risposta che aiuti a comprendere il passato, ma anche l’eredità che quel periodo drammatico ha lasciato nella società civile e nella politica di oggi.
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