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Quaresima in Cattedrale: l'antico Cristo crocifisso esposto sull'altare centrale

 l'antico Cristo crocifisso esposto sull'altare centrale l'antico Cristo crocifisso esposto sull'altare centrale © Salvatore Antonio Bravo

Martedì scorso, nella Cattedrale di Castellaneta, il simulacro dell'antico Cristo crocifisso (1492) è stato traslato dalla cappella del Santissimo Crocifisso all'altare centrale.

L'operazione, avvenuta in un clima di dolcezza e di sentita partecipazione non usuale, è stata svolta dai confratelli del Santissimo Crocifisso alla presenza del parroco della chiesa Cattedrale don Mauro Ranaldi.

La Quaresima del 2024 dà avvio quindi ad una nuova tradizione: è il primo anno infatti che il crocifisso è esposto all’adorazione dei fedeli sull’altare centrale. Ogni domenica di Quaresima due confratelli del Santissimo Crocifisso saranno presenti per onorare il “Crocifisso condiviso”.

Lo spostamento spaziale ha un effetto notevole, in quanto si è accolti dalle braccia aperte e dal volto declinante di colui che ha vinto la morte ed ha vissuto da Dio la nostra condizione umana.

Il Cristo morente sembra guardare la totalità dello spazio e del tempo della Cattedrale: è il Signore buono del tempo e dello spazio, che si offre immolato all’umanità.  La sua presenza visiva tocca direttamente lo sguardo dei presenti che non ne possono distogliere la vista. Il Cristo crocifisso, pertanto, si dona a chiunque lo contempli.

Entrare in Cattedrale, quindi, significa incrociare l’antico crocifisso su cui si sono posati gli sguardi e le speranze della comunità di Castellaneta del passato e del presente; le braccia aperte sono rivolte al futuro in un abbraccio che raccoglie tutti.  

La verità quindi è sull’altare e si dona a coloro che intendano dialogare con lei. Imparare a guardare e a vivere le sofferenze del Cristo in croce non può che migliorare qualitativamente la vita di ciascun fedele e ospite della Cattedrale.

La conversione può iniziale con uno sguardo che si innalza verso l’alto con un incontro a cui possiamo dire il nostro “sì”, pur  con le nostre imperfezioni.

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