
Leggiamo con stupore delle dichiarazioni rese dal sindaco di Taranto e attuale candidato presidente della provincia a proposito del modello da esportare nella massima assise provinciale.
Si parla di modello Taranto e si sciorinano, nella stragrande maggioranza dei casi, risultati positivi non addebitali a questa gestione o frutto del lavoro di questa giunta: grandi opere, uscita dal dissesto, o masterplan per la città vecchia. Insomma il Sindaco vende come frutto del lavoro di questa amministrazione azioni che provengono da lontano o dal Contatto Istituzionale di Sviluppo. Una favola immaginifica di progettualità che in realtà però non avrebbe cambiato il volto della città amministrata, sempre più sporca, decadente e abbandonata a se stessa, né la vita quotidiana dei cittadini.
Scomparso il ruolo delle circoscrizioni il legislatore il modello amministrativo in realtà lo aveva reso chiaro: il sindaco avrebbe dovuto amministrare attraverso un modello di relazioni apprezzabile, con orecchie, voce e presenza rivolte a quella comunità, che in realtà, invece, non vede più il suo primo cittadino dalle elezioni di circa un anno e mezzo fa.
Che dire poi del modello di relazione politica? Con i consiglieri comunali di maggioranza e opposizione, trattati spesso come un fastidioso prurito della democrazia, le associazioni di categoria e i sindacati ignorati? Il modello Taranto, infatti, è tutt’altro che virtuoso. Fatto di innumerevoli cambi di rotta, di chiusura verso livelli istituzionali per noi molto importanti e gestito in maniera unilaterale dal classico “uomo solo al comando”.
Basterebbe riguardare con attenzione gli ultimi due anni della vita politico-amministrativa della città per rendersene conto. Mentre i destini di Taranto si legavano a trattative che si svolgevano a Roma o a Bari, il Sindaco riteneva opportuno snobbare questo o quell’appuntamento, trattando il futuro di una città come un affare personale fatto di simpatie o antipatie.
Da Sindaco di Taranto cambiava posizioni all’occorrenza: con una maggioranza veniva eletto e poi scaricava i suoi compagni di viaggio, prima con Emiliano, addirittura nella firma del ricorso avverso al DPCM sul Piano Ambientale ILVA, poi contro, prima contro Calenda e poi, chissà perché, suo maggiore sostenitore.
Oggi sosteniamo con caparbietà il candidato presidente della provincia e sindaco di Castellaneta Giovanni Gugliotti, non solo perché ne apprezziamo le doti politiche e amministrative, che emergerebbero con ancora più vigore se il Sindaco di Taranto accettasse l’invito al confronto rivolto dal nostro candidato e sinora rimasto lettera morta, ma anche per andare proprio contro il metodo che il sindaco di Taranto vorrebbe affermare anche in Provincia.
Il sindaco di Taranto non è garanzia di buon governo o lealtà politico-amministrativa, e soprattutto non è garanzia di collegialità, quella collegialità che servirebbe per amministrare degnamente la città capoluogo e che servirà ancora di più per amministrare un territorio di ben 29 municipalità. E’ il tempo di stare uniti e non consegnare anche la Provincia nelle mani di un uomo solo e del suo cerchio magico.
Comunicato conngiunto dei consiglieri comunali
Stefania Baldassari
Tony Cannone
Floriana De Gennaro
Mimmo Festinante
Cataldo Fuggetti
Mario Pulpo
Federica Simili
Marco Nilo
Giampaolo Vietri
Massimiliano Stellato
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