Quasi 20 giorni di ospedale e per tre volte in sala operatoria tra interrogativi, paure e dolore. Quello che per molte donne si rivela essere un momento di gioia indimenticabile, per una giovane mamma di Laterza si è trasformato in un vero e proprio incubo: un calvario però a lieto fine grazie alle cure ricevute nell'ospedale San Pio di Castellaneta.
I fatti, resi noti solo pochi giorni fa, risalgono allo scorso ottobre quando la donna, giunta in un ospedale del Barese, è stata sottoposta a taglio cesareo per dare alla luce il suo secondo genito. Nelle ore successive all’intervento, dai medici giudicato come perfettamente riuscito, alla donna è apparso subito chiaro che qualcosa non stesse andando per il verso giusto.
I dolori e il gonfiore post operatori erano tali da impedirle persino di allattare il suo bambino nonché di camminare. Nonostante i dubbi sulle sue condizioni di salute, prontamente riferiti ai sanitari e giudicati sempre come normali conseguenze dell'intervento subìto, la donna è stata dimessa qualche giorno dopo ma con evidenti difficoltà nella deambulazione, tanto da rendere indispensabile l'uso di una sedia a rotelle per poter raggiungere l’auto e fare ritorno a casa.
La situazione purtroppo è peggiorata nei giorni successivi, costringendo la donna a chiamare il 118 e a recarsi al Pronto soccorso più vicino, quello dell’ospedale San Pio di Castellaneta, con vomito e rampi addominali non più sostenibili.
«Ho dovuto lasciare il mio bambino di pochi giorni perché non riuscivo più neanche a dormire» ha raccontato la donna alla nostra redazione. «Una volta giunta nell'ospedale di Castellaneta - ha poi aggiunto - ho visto intorno a me medici, infermieri, ostetriche e sanitari fare di tutto per cercare di capire cosa avessi».
Dopo la diagnosi di "ileo paralitico", la donna è stata sottoposta a esami strumentali specifici (tra cui una tac) che hanno evidenziato la presenza di liquido nella cavità addominale e l’imminente rischio di sepsi.
«Sono stata nuovamente portata in sala operatoria e durante l’intervento i chirurghi si sono resi conto che l’utero presentava problemi nelle suture, tanto da provocarmi una seria e pericolosa infezione». Per questi motivi, la decisione successiva è stata quella di optare per l'isterectomia.
«Se sono ancora viva è solo grazie al personale medico dell'ospedale di Castellaneta» ha riferito la donna, desiderosa di raccontare la sua disavventura con un unico obiettivo: rendere merito all'umanità e alla professionalità di chi quotidianamente lavora nel nosocomio della città di Valentino.
«Ringrazio i chirurghi, i ginecologi, le ostetriche, il personale di Urologia del "San Pio". Con grande comprensione e senso del dovere, tutti si sono prodigati per salvarmi.
Si è sempre pronti a parlare di malasanità - ha concluso la donna - ma, quando serve, bisognerebbe anche raccontare di un’assistenza che prima che essere di qualità è soprattutto umana».
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