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Brevetto del Mise per il "Mangiafanghi" della Cisa

La vasca dell La vasca dell'impianto sperimentale di Putignano

L' "Impianto per il trattamento dei reflui urbani”, conosciuto anche come processo “Mangiafanghi” per via della sua capacità di ridurre significativamente la produzione dei fanghi della depurazione, ha ricevuto il brevetto dall'ufficio italiano Brevetti e Marchi del ministero per lo Sviluppo Economico.

Il progetto, tutto made in Puglia, è stato realizzato dalla Cisa spa e IRSA-CNR che hanno già avviato le procedure di PCT (Patent, Cooperation Treaty) per estendere il brevetto anche in ambito internazionale.

La validazione del processo è stata effettuata negli ultimi due anni nel depuratore dell’agglomerato di Putignano di Acquedotto pugliese.

«Lo scorso anno - si apprende da una nota inviata dai titolari del brevetto -, a conclusione di una ampia fase di sperimentazione, il processo fu presentato al presidente di Aqp Simeone Di Cagno Abbrescia e ai vertici dell'azienda. I tecnici spiegano che si tratta di una vera e propria rivoluzione tecnologica che in futuro consentirà grandi risparmi alla comunità, se si pensa che, nonostante il volume dei fanghi prodotti da un depuratore di reflui urbani rappresenti solo l’1% del volume di reflui che affluisce all’impianto, il suo trattamento e smaltimento finale può arrivare ad incidere fino al 60% sui costi della depurazione. L’Italia è uno dei principali “produttori” europei di fanghi di depurazione. Pertanto, la problematica costringe a considerare, con sempre maggiore attenzione, nuovi sistemi/strategie che siano in grado di ridurre la produzione dei fanghi di supero.

Cisa spa e IRSA-CNR hanno brevettato un sistema unico al mondo basato su microrganismi in grado, rispetto alle tecnologie di depurazione convenzionali, «di ridurre la produzione di fango fino all’80% e di semplificare significativamente lo schema di trattamento in quanto un unico bacino è in grado di sostituire l’intera linea acque del depuratore» così come spiega il papà del processo, il dottor Claudio Di Iaconi, primo ricercatore del CNR. Il processo è stato validato in piena scala nell’ambito del progetto Mangiafanghi, finanziato nel bando dei cluster tecnologici della regione Puglia, che vede la sinergia tra Cisa spa (capofila), Istituto di Ricerca sulle Acque (IRSA-CNR), Lenviros srl, Socrate srl, Ad. Eng. Srl. Il progetto ha evidenziato che il processo è in grado di ridurre del 77% la produzione di fango rispetto alla filiera di trattamento tradizionale».

«La sperimentazione ha riguardato un impianto con una potenzialità di 3500 abitanti equivalenti e confermato risultati eccellenti», spiega Antonio Albanese, presidente di Cisa spa che ha investito con fiducia nel progetto. «Da anni collaboriamo col CNR a progetti in grado di risolvere i problemi delle comunità. Ora il Mangiafanghi è pronto per la fase industriale e commerciale». Già diversi gruppi internazionali hanno manifestato interesse ad acquisire tale innovativa tecnologia.

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