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Albatros Beach Club: il Tribunale di Taranto convalida il sequestro penale

I sigilli I sigilli

Il sequestro penale di diverse aree dello stabilimento balneare “Albatros Beach Club” di Castellaneta Marina (clicca qui per rileggere la notizia) è stato convalidato dal Tribunale di Taranto.

L’operazione effettuata congiuntamente lo scorso 5 febbraio da Guardia Costiera di Taranto e Carabinieri del Nucleo Tutela Biodiversità di Marina di Ginosa, della quale avevamo dato conto nei giorni scorsi, ha ricevuto il via libera dell’autorità giudiziaria, cui sono stati segnalati per le ipotesi di reato di abusiva occupazione di pubblico demanio marittimo, distruzione di bellezze naturali e inquinamento ambientale il proprietario della struttura, Antonio Semeraro, e sua moglie Vera Serra, titolare della concessione demaniale marittima.

La convalida, quindi, conferma le osservazioni dei militari che, in un dettagliato verbale, avevano accertato la presenza di numerose opere “realizzate senza alcuna autorizzazione paesaggistica/ambientale e demaniale – si legge in una nota ufficiale –, constatando, di fatto, violazioni in materia demaniale e ambientale, che costituiscono deturpamento di un’area particolarmente protetta e di interesse comunitario”. Tra l’altro, Guardia Costiera e Carabinieri hanno precisato che “saranno svolti opportuni accertamenti tecnico-scientifici per verificare l’eventuale aggravamento delle violazioni in materia ambientale”.

Come già avevamo anticipato, il sequestro ha interessato solo parte dello storico stabilimento balneare, in esercizio da più di 40 anni. I sigilli sono stati posti a opere che secondo le forze dell’ordine sarebbero state realizzate abusivamente su aree pesantemente vincolate, in particolare a una piazzola in cemento armato di 651 metri quadri (area destinata agli spettacoli dal vivo), al muro perimetrale (lungo circa 140 metri), alla schiera composta da 24 cabine a servizio dei clienti del lido e ad altri piccoli manufatti. Inoltre, il sequestro ha interessato anche alcune opere realizzate su area demaniale e che, di fatto, ne avrebbero limitato la fruizione da parte del pubblico: un muretto lungo circa 10 metri, un manufatto di circa 6 metri quadri e 2 pozzi utilizzati per lo stoccaggio dei reflui dello stabilimento, questi ultimi privi di specifica autorizzazione.

L’operazione ha visto anche la partecipazione di personale dell’Arpa Puglia, rientrando in un’articolata attività di controllo finalizzata alla salvaguardia dell’ambiente e del pubblico demanio marittimo lungo il litorale ionico.

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