Il crollo di viale Verdi, nel 1985ViviWebTvIn occasione dell'anniversario del tragico crollo di viale Verdi (7 febbraio 1985), pubblichiamo una lettera che la professoressa Maria Carla Cassone, studiosa della storia e dei luoghi di Castellaneta, inviò al periodico "Il Naso" diretto da Mario D'Anzi ed editato dall'azienda Armemo.
QUEI MORTI APPARTENGONO A TUTTI
Di Maria Carla Cassone
(dall’inserto de “il Naso” di febbraio 1985)
Siamo in periodo di Carnevale ma nessuno se n’è accorto. Gli abitanti di Castellaneta hanno sul viso una maschera di dolore. Le facce sono tutte eguali, tutte impietrite dalla tragedia immane. Qui è questione di proporzioni: forse in una megalopoli 34 morti non avrebbero fatto effetto, da noi è un numero che coinvolge tutti perché ognuno ha un parente, un amico, un conoscente perito nel crollo. È Carnevale, dicevo, ma invece della pioggia di coriandoli c’è stata quella dei calcinacci; invece dell’allegro frastuono un boato agghiacciante; invece dei carri mascherati i camion dei militari; invece dei veglioni notti insonni per il dolore.
Il “delitto” si è mascherato da “burocrazia” in un frenetico palleggiarsi di responsabilità, in un macabro gioco della spazzola tanto in voga nei balli con amici. Le patate bollenti sono passate di mano in mano secondo una tattica ormai collaudata: far passare tempo, insabbiare, far dimenticare.
Tutti i soccorritori avevano la faccia imbiancata ma non erano clown; altrove c’era chi giurava e spergiurava di aver fatto il proprio dovere. Costumi ne abbiamo visti tanti ma erano divise, tute, camici. Molte erano anche le mascherine ma servivano per non respirare polvere. Per quest’anno, dunque, Re Carnevale non avrà sudditi; Arlecchino rimarrà appeso a una gruccia nell’armadio. Forse soltanto Pierrot sfilerà davanti alle tombe versando una lacrima su ognuna di esse.
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