
Assolto per non aver commesso il fatto. Fine dell'incubo per un artigiano castellanetano accusato di aver ricoperto il ruolo di mandante nell'ambito dell'indagine denominata "Fuoco Amico".
La corte d'appello di Lecce, sezione distaccata di Taranto, ha definitivamente assolto G.P., trentunenne all'epoca dei fatti sottoposto agli arresti domiciliari perché accusato di incendio in concorso con altre persone e poi liberato dal tribunale del riesame in pendenza di giudizio.
Le indagini iniziarono in virtù di un incendio appiccato in un'officina meccanica di Castellaneta il 25 febbraio 2020: i carabinieri accertarono che, intorno alle 23:30, alcuni soggetti tranciarono la rete metallica di recinzione, in corrispondenza della finestra dei locali adibiti ad ufficio, e appiccarono fuoco attraverso lo stesso infisso con del liquido infiammabile.
Le fiamme, benché domate dai vigili del fuoco, provocarono ingenti danni al fabbricato, con la distruzione di vari documenti contabili, 12 computer, stampanti e materiale informatico, oltre a due autovetture.
Il presunto movente, secondo i militari era riconducibile a futili motivi: probabili dissapori tra i titolari dell'officina ed il possibile mandante dell'attentato, l'artigiano G.P., difeso dagli avvocati Luigi Mariano Fiorito e Giuseppe Mariani.
Ieri, come detto, il presidente Giovanna De Scisciolo ha definitivamente assolto il trentunenne artigiano per non aver commesso il fatto.
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