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Il giuramento del consiglio della confraternita di San Francesco da Paola

Al centro il priore Nicola Gigante con Donato Scarati e Giuseppe Nico Al centro il priore Nicola Gigante con Donato Scarati e Giuseppe Nico © Marcello Mutasci

Lo scorso 28 gennaio, la chiesa di San Michele ha ospitato il giuramento del consiglio della confraternita di San Francesco da Paola, in presenza dei rappresentanti delle altre confraternite.

La chiesa era gremita, il suo splendore barocco esaltava per la presenza delle mozzette delle confraternite.

Il messaggio di don Mauro Ranaldi, assistente spirituale delle confraternite, è stato rivolto non solo ai consiglieri della confraternita che giurava, ma a tutte le confraternite e a tutti fedeli presenti.

Le confraternite non sono gruppo elitari che guardano il mondo per giudicarlo, ma sono parte del mondo, devono fecondarlo con la misericordia e la carità.

L’assistente spirituale ha ribadito un concetto fondamentale: la misericordia è piegarsi sull’altro, è, dunque, vivere le piaghe del prossimo, partecipare al comune dolore per salvarsi insieme.

La misericordia non è semplicemente il simbolo che le confraternite riportano sulla mazzetta ma realtà vivente, altrimenti è “niente”.

La partecipazione è il percorso che conduce alla felicità. Non a caso don Mauro Ranaldi si è soffermato durante l’omelia sul significato  delle “Beatitudini”, Dio ci vuole felici,  e ci indica la via per la felicità nell’unione con il prossimo che conduce verso di “Lui”.

La misericordia è una virtù che libera dagli egoismi e conduce attraverso la fede all’unione in Cristo. Sono parole importanti in un momento storico segnato dalla guerra e dall’individualismo. Guerra è anche la competizione individualista, pertanto le confraternite sono chiamate a interrompere questo ciclo con la “pratica della misericordia e della carità”.

Gli uomini e le donne delle confraternite in questo momento storico difficile possono avere una funzione pedagogica fondamentale, esse hanno il compito di essere esempio di fede e di misericordia, devono riportare la dimensione del dono in una realtà storica in cui regna la divisione e un generale delirio narcisistico.

Esse sono parte del “sale” del mondo, il quale per donare sapore deve sciogliersi nel dono, solo in tal modo il messaggio di fede può essere trasmesso con discrezione e abbattendo barriere e pregiudizi. Necessitiamo di “buoni maestri”, questi uomini e queste donne di Castellaneta hanno il compito di indicare ai giovani e alle giovani che un’alternativa alla disperazione e al vuoto interiore c’è, ed è dinanzi a loro, nella storia viva della loro città che si rinnova con i giuramenti.

Può sembrare fuori dal tempo, ma non lo è, in quanto ciò di cui si “sente” l’assenza è della presenza di esempi che possano indicare con passi leggeri il cammino della vita, ricongiungendo il passato e il presente in direzione del futuro.

Assistere ad un giuramento è esperienza di fede e di speranza, in questo momento tormentato uomini e donne che rompono il conformismo mortifero dell’individualismo è sempre una esperienza da discutere e trasmettere.

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