
S'intitola "Pagine di pietra" il nuovo sorprendente volume, in uscita mercoledì 18 dicembre per Artebaria Edizioni, di Sergio Natale Maglio, classe 1955, studioso della storia locale e degli insediamenti rupestri, pietra miliare per i suoi saggi di iconografia e archeologia a Mottola e dintorni. Questa volta ci regala un'indagine accurata e forse un po' intima sul percorso storico e artistico della ex cattedrale di Mottola.
Con un'analisi approfondita, la penna di Maglio passa in rassegna le varie epoche della chiesa Madre, un cammino tra "scoop" e ritrovamenti storici che, senz'altro, rappresenta una novità sul piano documentario. La chiesa di Santa Maria Assunta, infatti, sebbene sia il monumento urbano più vistoso e importante di Mottola, è allo stesso tempo anche il più misterioso, con una storia nascosta della quale si conosce molto poco.
La presentazione di "Pagine di pietra" è in programma, come detto, mercoledì 18 dicembre nella sala convegni di via Vanvitelli, l'inizio è fissato intorno alle 18. Di seguito, una nostra intervista all'autore:
«Ciao Sergio, cosa hai scoperto di interessante nel tuo ultimo studio sulla ex cattedrale di Mottola?»
«In progetti del genere puoi avere la fortuna di incontrare lo "scoop" storico. È avvenuto con la scoperta del sigillo del vescovo Leonardo Coccio, della seconda metà del Quattrocento e originario di Matera. Il sigillo contiene il più antico stemma civico della capitale Europea della Cultura 2019. Il suo ritrovamento nella British Library di Londra, reso pubblico un anno fa, è avvenuto nel corso della ricerca che avevo avviato da due anni, per scrivere il libro in uscita. È stata una sorta di anticipazione, insomma».
«Si è parlato anche di importanti novità riguardo l’affresco della Madonna del Rosario, ritrovato nel corso dei restauri di due anni fa»
«Esatto. Il dipinto è datato 1569 e ho trovato la conferma che si tratta del più antico affresco rosariano in Terra d’Otranto e del secondo più antico in Puglia, come spiego nel libro. Quindi la confraternita mottolese del Rosario, oppure un suo nucleo promotore, esistevano già nel 1569, e non dal 1592 come sapevamo finora. Questo conferma che si tratta di una delle più antiche confraternite della regione, già presente nella nostra città almeno due anni prima della battaglia di Lepanto».
«Ci sono, dunque, nuovi gioielli da poter esibire e valorizzare anche turisticamente?»
«Dovrebbe essere così, ma non nutro molte speranze. Tanto per fare un esempio, nessuno si è accorto che quest’anno ricorre il 450° anniversario della realizzazione dell’affresco. Quale occasione migliore per parlarne e fare buona pubblicità? Appare incredibile come l’attuale crisi culturale, morale e politica di Mottola sia tanto profonda e devastante da non permettere neppure di approfittare di queste occasioni».
«A parte gli "scoop", affermi che non sappiamo molto della storia della ex cattedrale. Cosa è venuto fuori dalla tua indagine?»
«La costruzione della chiesa è stata terminata quando per Mottola è iniziato il lungo ciclo di decadenza, nel corso dell’età moderna. Ciò nonostante, i segni impressi nelle pagine di pietra della cattedrale mostrano una città pienamente immersa nella storia del suo tempo. Come nella architettura della facciata, che mostra elementi in comune con quella di altre chiese pugliesi, ma anche di templi veneti, dalmati e lombardi, e addirittura con l’antico prospetto del duomo di Milano. Ci segnalano l’arrivo del Rinascimento, così come la storia e la cultura del periodo della Controriforma e poi dell’età barocca. Ci parlano di spopolamenti e migrazioni, di cicli climatici, di obbrobri architettonici e della storia della fabbrica nel corso dei secoli. Il lavoro più importante, in effetti, è stata la risistemazione degli eventi e delle cronologie nelle sue varie fasi costruttive e decorative, discutendo e rimuovendo precedenti ipotesi e interpretazioni arbitrarie, che molte volte erano state fatte passare per prove storiche inoppugnabili».
«E per quanto riguarda la sua intitolazione al nostro patrono, San Tommaso di Canterbury?»
«Nonostante si siano dette e scritte tante cose, la verità è che non vi sono prove storiche certe, si possono fare solo ipotesi. Non è un male, l’importante è dirlo chiaramente. La mia ipotesi è che il suo culto sia arrivato a Mottola nel Quattrocento, mentre la chiesa è stata dedicata al santo arcivescovo inglese presumibilmente nel corso del ‘500, dopo lo scisma anglicano in Inghilterra. Credo che sia stato un frutto locale del Concilio di Trento, insomma. Nulla di strano, c’è molta Controriforma nella storia di questa chiesa e dei principali personaggi storici che vi passarono, come si potrà scoprire leggendo il libro».
Andrea Carbotti
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