
I primi contatti umani con Espedito Jacovelli li ebbi verso la metà degli anni Cinquanta, quando incominciai a frequentare il ginnasio. Fu allora che iniziarono a maturare i miei interessi per la cultura e la storia locale e a trovare i miei referenti in Paolo Catucci, in Roberto e Attilio Caprara, in Gianni Jacovelli, in Nicola Andreace e in Espedito, appunto.
I loro discorsi culturali stimolavano la mia curiosità di adolescente, che non poteva essere appagata in casa dei miei nonni, di umili origini, dove crescevo orfano di padre.
D'allora anch'io fui ammesso nei conversari estivi a sedere davanti al negozio di Espedito, proprio nel tempo in cui si andava maturando l'idea di istituire una locale "Pro-Loco" (che nacque agli inizi come "Pro-Massafra") e di sollecitare l'apertura di una Civica Biblioteca.
L'una e l'altra si realizzarono negli anni 1956-57, affiancate dall'effimera ma esaltante manifestazione del "Settembre Massafrese" e dalla pubblicazione periodica di "Voce Nostra".
Sotto la direzione di Paolo Catucci la Biblioteca Comunale divenne un centro propulsore di cultura. Vi si organizzarono mostre e si tennero conferenze. A sera, dopo la chiusura al pubblico, essa diventava la sede naturale delle nostre conversazioni e di ogni progettazione.
Fu proprio a cavallo tra gli anni Cinquanta e Sessanta (don Cosimo Fonseca che allora respirava le grigie brume padane faceva di tanto in tanto capolino tra di noi per ritemprarsi con l'aria nativa) che in Espedito e in me maturò quella passione per la storia locale, per la dialettologia e per l'archeologia. Involontario mentore fu certamente Roberto Caprara che, "iniziato" con successo alla glottologia da quel grande maestro che fu Giovanni Alessio, approdò poi definitivamente alla ricerca e agli studi di archeologia.
E mentre io alimentavo la mia passione linguistica e archeologica alla scuola di Salvatore Gentile, Franco Biancofiore e Meluta D. Marin, Espedito, infiammato sempre più da idee generose, come infaticabile propulsore di energie culturali, dava vita ad un "Centro di Studi sul dialetto e sulle tradizioni popolari massafresi" e alla fondazione dell'"Archeogruppo", associazione oggi a lui intitolata e tuttora attiva per la tutela del territorio e dei beni archeologici.
Dopo gli anni Settanta finì per Massafra questa specie di età dell'oro: la biblioteca fu chiusa al pubblico, la Pro-Loco ridusse al lumicino le sue attività. Espedito, dopo la diaspora del gruppo, rimasto solo sulla breccia, dava ancora il meglio di sé nel segreto di uno studio silenzioso, ma tenace ed operoso, con quella umiltà e modestia che erano le qualità più elevate del suo animo.
Quando colei che "pulsat aequo fede" bussò e si presentò alla sua porta per chiamarlo all'"ora di tutti", egli se ne andò quasi in punta di piedi, accompagnato forse dal rimpianto delle cose che avrebbe voluto ancora fare e che non poté realizzare.
Nel ricordarlo in questa circostanza, di lui si potrebbero ben ripetere le parole di Paolo a Timoteo: "Ho combattuto una buona battaglia, ho terminato la mia corsa, ho serbato la mia fede".
Testo di Orazio Santoro
tratto dal libro dedicato a Espedito Jacovelli (2000)
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