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RICORDANDO CARLO BRULLO

RICORDANDO CARLO BRULLO RICORDANDO CARLO BRULLO | © Castellaneta

Abbiamo ricevuto - e volentieri pubblichiamo - da Tommaso Valente un commovente ricordo di Carlo Brullo, fisioterapista di origine genovese, molto noto a Castellaneta per la sua attività e recentemente scomparso. Tommaso Valente ha condiviso con Carlo tanti anni di vita sportiva ai tempi del mitico Armemo Basket. Carlo ha lasciato a Castellaneta tanti amici, che siamo certi si ricorderanno di lui tramite le parole di Tommaso.



Carlo Brullo l'ho conosciuto nel 1985. Con lui ho conosciuto anche tanti altri amici che mi hanno accompagnato nei nove anni di impegno e di coinvolgimento nel mondo, per me nuovo, della pallacanestro.

Quello che notai subito in Carlo furono gli occhi piccoli e mobili che pareva ti seguissero dappertutto e la sua aria interessata a tutto quanto raccontavi, a tutto quello di cui parlavi. Poche volte entrava in una discussione per dire la sua, con l'inconfondibile accento genovese, ed in quelle poche occasioni lo faceva con molta discrezione temendo quasi di disturbare.

Diventò presto un acceso tifoso dello sport della pallacanestro non tanto per sé stesso quanto perché era convinto, come lo eravamo tutti, che fosse lo sport giusto per la stragrande maggioranza dei ragazzi verso i quali si prodigava in consigli e terapie.

Seguiva con noi gli atleti della prima squadra in tutte le trasferte per garantire ad ogni giocatore la tranquillità dell'assistenza prima, durante e dopo la partita. La sua generosità lo portava ad assistere anche i giocatori della squadra avversaria con la stessa cura e preoccupazione che prestava ai nostri atleti.

La peculiarità caratteriale di Carlo era la generosità, in ogni accezione: economica, affettiva, solidale. Se ti era amico sentiva in obbligo di mettere a tua disposizione tutto quanto gli apparteneva, sentimenti compresi.

Caro Carlo!
Credo che, benché fosse genovese sino al midollo e se ne vantasse in ogni occasione, da noi, nell'ambiente del basket, aveva trovato tutto quello che gli serviva per sentirsi vivo, partecipe ed utile alla comunità, così come gli piaceva essere.

Per motivi di lavoro, dal 1994, non mi fu più possibile seguire il basket. Da allora ho incontrato poche altre volte Carlo. Ma sempre con grande piacere reciproco.

Furono gli amici comuni ad informarmi che si era trasferito in una città del milanese per starsene con sua figlia (io sono certo che l'abbia fatto con il cuore pesante). Era andato via usando la sua abituale discrezione, senza avvertire i suoi amici. Avrà pensato, umile com'era, che i suoi movimenti non avrebbero interessato nessuno.

Personalmente gli ho rivolto il mio pensiero in tantissime occasioni, tanti sono i luoghi ed i pretesti che mi riconducono ai momenti dell'ARMEMO BASKET. Per quasi un decennio abbiamo vissuto gli stessi entusiasmi, le stesse euforie, le stesse preoccupazioni a cui ci costringeva la nostra comune passione: quella della pratica sportiva verso la quale volevamo tutto il mondo interessato.

Mi è dispiaciuto non averlo potuto salutare. Mi è dispiaciuto non averlo potuto abbracciare.
Ciao, Carlo!

Consentimi di salutarti ed abbracciarti idealmente e di ricordare a quanti ti hanno conosciuto la tua grande umanità e la tua immensa generosità.

Tommaso Valente

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