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Una vita dedicata alla medicina: il dottor Fulvio Moramarco va in pensione

Il dottor Moramarco Il dottor Moramarco © .

Il 12 luglio mi è capitato di leggere un post su Facebook: “Oggi è la data del suo 'addio' al reparto di Pediatria dell'ospedale Perrino di Brindisi. Auguri Fulvio, per il tuo meritato riposo (riposerai mai?)”.

Lecito chiederselo quando si parla del dottor Fulvio Moramarco, stimato pediatra castellanetano, dal mese scorso ufficialmente in pensione.

Una carriera (iniziata come pediatra di libera scelta fino al 1993 per continuare prima a Castellaneta dall’86 fino al 1995 poi presso la Terapia Intensiva neonatale di Taranto per diventare infine primario di Pediatria prima a Mesagne e San Pietro Vernotico e poi all’ospedale ‘A.Perrino’ di Brindisi) costellata di traguardi raggiunti, sacrifici e dedizione che ha regalato al dottor Moramarco una meritata pensione ma di certo non il termine della sua attività di pediatra. Provate a visitare la pagina facebook https://www.facebook.com/AmbulatorioFulvioMoramarco e capirete il perché.

Dottore, partiamo dalla classica domanda che vedono porsi tutti coloro che raggiungono il traguardo della pensione: come cambierà la sua vita ora?

A dire il vero non lo so, è un salto nel  buio; sono solo pochi giorni e diciamo sto rielaborando il ‘lutto’ dell’abbandono di tanti amici, di colleghi con cui ho condiviso ansie, successi, insuccessi. Forse è il momento più nero della Sanità pugliese. Qualcuno dice che me ne sono andato appena in tempo. A guardare quel che succede, credo abbiano ragione. La mia vita cambierà credo; dovrò imparare tante cose. Non sarà facile.

Pediatria: cosa l’ha spinta a scegliere questa specializzazione?

Io mi sono iscritto a Medicina per fare il pediatra. Son quelle cose che senti dentro, non c’è una ragione specifica, almeno credo di non averla.

Numerosi suoi colleghi appendono stetoscopio e camice ma questo non sarà il suo caso vero?

Sono invidiato da molti e spesso a ragione, per questo traguardo. Soprattutto non voglio disperdere un bagaglio di esperienza che credo possa essere utile. Ho passato tutta la vita a fare il medico. Continuerò a farlo anche se credo che l’attività ospedaliera mi mancherà molto.

Un lavoro svolto con passione e dedizione ma anche una vita fatta di passioni come quella musicale.

Credo di esser stato un uomo fortunato che ha fatto quel che gli piaceva fare, sicuramente con impegno e soprattutto con spirito di appartenenza alla struttura che mi ha consentito di crescere; talvolta questo mio attaccamento non è stato ricambiato ma così va la vita. Il medico in ospedale, oggi non si sente considerato. Una cosa voglio dirtela.

Andare via dall’ospedale senza che nessuno della direzione generale si sia degnato di scrivere: grazie; è una cosa che non fa piacere. Le uniche lettere che ho ricevuto sono del tipo: lei dal giorno 12 luglio non venga più in ospedale e consegni il cartellino marcatempo, il camice e quant’altro questa amministrazione le abbia fornito.

Eppure tutti questi eminenti amministratori hanno un curriculum di tutto rispetto per quanto riguarda gli studi di management; ma credo che (come dissi ad un direttore generale) molti abbiano fatto la scuola serale. La mia passione per la musica continua e mi diverto abbastanza.

Il caso più difficile che ha incontrato nella sua carriera?

Sarebbe facile parlare del caso per cui ancora oggi i genitori i ringraziano, magari per essermi recato la notte di Natale in ospedale per assistere il loro bambino. Invece il caso più difficile è stato un mio errore diagnostico, occorso addirittura con mio figlio: ero stato 40 ore in ospedale e tornato a casa vedo mio figlio come se fosse paralizzato. Andai fuori di testa: feci le ipotesi diagnostiche più strampalate.

Poi in un momento di ravvedimento mi resi conto che si trattava di un caso banale che risolsi in 5 secondi. Ho imparato sulla mia pelle il senso di smarrimento dei genitori di fronte ad un proprio figlio malato. È capitato anche a me.

Con la sua professionalità e dedizione è diventato un punto riferimento prima per Castellaneta e poi per la pediatria di Brindisi: cosa porterà con sé dei tanti pazienti che ha incontrato?

L’affetto dei miei collaboratori, la pazienza della mia famiglia, il sorriso di Alessia (mi ha tolto 1 mese di vita), Luca che un mese fa è venuto a fare l’esame di pediatria con me e che ha pianto quando gli ho ricordato quello che ha passato, il grazie della mamma di Sara (che per convincerla ad un intervento ho dovuto maltrattare) e poi tanti ma proprio tanti ricordi belli che mi facevano sorridere, magari dopo avermi fatto tribolare.

Sai di cosa sono orgoglioso? Di quel che ho fatto: aver creato la gastroenterologia pediatria a Brindisi, avere promosso e fatto crescere l’attività di endocrinologia e diabetologia pediatrica, aver diffuso la cultura della ecografia come strumento fondamentale dell’attività del pediatra, avere favorito le attività di umanizzazione delle cure ospedaliere e tanto tanto altro ancora

Ogni anno migliaia di giovanissimi studenti tentano la carriera medica: c’è un insegnamento che vorrebbe trasmettere?

Ho sempre detto ai miei: dubitate di tutto. Siate Galileani. Oggi i giovani sono dei medici "linee guida dipendenti". Ricordate però che le malattie non seguono le linee guida. Ricordate che la medicina è un'arte e così va esercitata.

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