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Il Magna Grecia Awards dona turbanti all’Oncologico del Miulli

La consegna La consegna

Sabato 19 dicembre nell’ospedale Miulli di Acquaviva delle Fonti, una rappresentanza del Magna Grecia Awards, accompagnata da Nancy Brilli, Enrico Lo Verso e Giovanni Caccamo, ha consegnato dei turbanti come dono natalizio alle pazienti del reparto oncologico.

Questa è una prima iniziativa svolta dal Magna Grecia Awards, che apre la strada ad una serie di attività volte a sostenere l’impegno del reparto di Oncologia, ma anche delle associazioni presenti, che già si adoperano per alleviare le sofferenze a cui so no poste le donne e anche gli uomini che si trovano a combattere con la malattia.

Tra le numerose attività che ci impegneremo a realizzare – ha spiegato Fabio Salvatore, patron del Magna Grecia Awards – potenzieremo la sala ‘Beauty’, già presente all’interno dell’ospedale e gestita dall’associazione Una rosa blu per Carmela, con tutto quello che ci sarà bisogno. Inoltre, metteremo a disposizione dei famosi makeup artisti che verranno di tanto in tanto”.

All’ospedale sono stati consegnanti i turbanti commissionati dal Magna Grecia Awards e realizzati dalla Plegs design di Carmela Palermo ed Enza Martellotta. La donazione è avvenuta alla presenza del professor Gianmarco Surico, direttore di Oncologia del Miulli e direttore della rete oncologica regionale, del direttore sanitario Fabrizio Celani, della dott.ssa Letizia Laera, di altri medici e infermieri del DH Oncologico, oltre che delle pazienti stesse.

A termine di questo momento è stato donato da Giovanni Caccamo un momento musicale in una hall dell’ospedale. Il noto cantautore ha offerto a tutti i presenti, medici, infermieri e pazienti una sua canzone eseguita al pianoforte.

Queste azioni hanno un valore fondamentale – ha affermato il professor Surico – perché la cura della neoplasie passa non solo attraverso la somministrazioni di farmaci, ma anche dalla vicinanza alla persona. In un momento di criticità in cui le pazienti e i pazienti sono sottoposti a delle violenze indotte delle terapie, dobbiamo cercare di alleviare nella maniera migliore il loro farsi accettare in vista di una restituzione di una vita normale. L’umanizzazione non è una parola astratta e momenti come questo lo dimostrano”.

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