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Ilva di Taranto, medici chirurghi ed odontoiatri sono preoccupatissimi

Ilva Ilva

La Fnomceo, Federazione nazionale degli Ordini dei medici chirurghi e degli odontoiatri, ancora una volta guarda con preoccupazione alla grave situazione sanitaria ed ambientale cui è esposta la popolazione di Taranto e provincia.

«Urge implementare un patto per la decarbonizzazione dell’Ilva. Non può esistere diritto al lavoro senza diritto alla salute e viceversa. Insieme alla tutela dei posti di lavoro, a Taranto occorre riconvertire l’Ilva dall’utilizzo del carbone ad altre fonti meno inquinanti per garantire la tutela della salute dei tarantini» afferma il presidente Filippo Anelli, dopo aver appreso della firma da parte della Regione Puglia del protocollo “Breathelife” dell’Organizzazione Mondiale della Sanità e della presentazione di un Piano di decarbonizzazione, per combattere l’inquinamento dell’aria.

«L’attenzione della FNOMCeO per Taranto, ma anche per tutti gli altri siti inquinati presenti in Italia,» ricorda il presidente dell’Ordine dei medici chirurghi e degli odontoiatri della provincia di Taranto Cosimo Nume «è costante. Già nel 2013 il Comitato Centrale tenne una seduta straordinaria a Taranto su sollecitazione del nostro Ordine, a margine di un convegno scientifico che dedicammo all’argomento, per esprimere il particolare impegno della Professione sul rapporto tra ambiente e salute».

Il dottor Nume fa sapere, inoltre, che l’attuale presidente Filippo Anelli è tra gli invitati all’evento di carattere internazionale “Diritto alla voce” che si svolgerà nella sede dell’Ordine di Taranto il prossimo 21 novembre. «Con questa iniziativa» ha detto il presidente dell’Ordine di terra ionica «Unicef Italia concluderà nella nostra città le celebrazioni annuali della Convenzione Onu sui Diritti dell’Infanzia e dell’Adolescenza».

Sul caso Ilva interviene anche il coordinatore della Commissione Fnomceo su Ambiente e Salute Emanuele Vinci: «Non è assolutamente accettabile quanto deciso dal Governo in materia di monitoraggio dell’inquinamento a Taranto.

Infatti, il Governo ha deciso che, al fine della tutela della salute dei cittadini, vada effettuata la VDS, la Valutazione del danno sanitario, ovverosia una valutazione che si fa a posteriori, contando morti e malati, e solo quando si superano i limiti soglia degli inquinanti; purtroppo, tali limiti sono tuttora stabiliti dalle norme nazionali ed europee ad un valore spesso doppio rispetto a quelli proposti dall’OMS, che in particolare fissa a solo 20 μg/m3 il PM10 e a 10 mg/m3 il PM2.

A Taranto, come in tutte le aree di crisi ambientali, va invece effettuata la VIS, la Valutazione di Impatto sulla Salute, come indicato dall’OMS e dallo stesso Piano Nazionale della Prevenzione 2014-2018. Con la VIS si effettua la valutazione preventiva dei danni possibili alla salute sulla base degli inquinanti immessi indipendentemente dalle soglie minime previste dalle norme vigenti».

Per la Federazione nazionale «non è più accettabile un progetto, un piano e una qualsiasi attività produttiva che non ponga il superamento dell’utilizzo dei combustibili fossili e, in primis del carbone, come obiettivo fondamentale per la tutela della salute negli ambienti di vita e di lavoro».

Il presidente Anelli afferma, infine, che serve un intervento del Governo affinché l’eliminazione del carbone sia inserita tra le prescrizioni di tutela ambientale e siano riviste le soglie stabilite per legge per PM10 e PM2.5. «Taranto» conclude «ha bisogno di un progetto di ampio respiro che rilanci le attività produttive nel rispetto dell’ambiente e della salute dei cittadini».

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