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Sequestrò un imprenditore: arrestata latitante, si nascondeva a Castellaneta

Guardia di Finanza Guardia di Finanza

Aveva preso in fitto un appartamento a Castellaneta e, sotto falso nome, si nascondeva da tempo.

Fine della corsa per D.E, una donna di origini torinesi classe 1968 ma di fatto, come detto, dimorante nella città di Valentino. Era condannata in via definitiva a 8 anni di reclusione per sequestro di persona a scopo di estorsione.

I finanzieri della compagnia di Altamura, con il coordinamento del I Gruppo di Bari, sono riusciti a rintracciarla e a consegnarla alla giustizia, in seguito ad una segnalazione di un castellanetano che aveva notato la presenza di una persona mai vista prima all’interno della palazzina.

La donna, infatti, secondo quanto reso noto dalle Fiamme Gialle, era solita uscire solo nelle ore serali e rientrare a notte inoltrata. Per i finanzieri era una pericolosa latitante che viveva clandestinamente sotto falso nome, utilizzando una carta d’identità riportante la sua fotografia e i dati anagrafici di un’altra persona residente a Napoli.

Una volta individuati compiutamente la donna e il suo nascondiglio, è scattato il blitz: la latitante ha dichiarato subito di chiamarsi Silvana D'Angelo, esibendo una falsa carta d’identità; successivamente, messa alle strette, ha ammesso di chiamarsi in realtà D.E. e di essere una ricercata per essersi sottratta all’espiazione di una grave condanna.

I successivi rilievi foto-dattiloscopici effettuati dai militari operanti hanno confermato la vera identità della fermata la quale è stata, peraltro, arrestata in flagranza per il reato di possesso e fabbricazione di documenti di identificazione falsi e subito trasferita nel carcere di Taranto.

La donna era ricercata in Italia dal 2016 e in campo internazionale dal 2018, in quanto destinataria di un ordine di carcerazione e di un mandato di arresto europeo poiché ritenuta responsabile, unitamente a 3 soggetti di origine slava, di avere sequestrato il 15 giugno 2005, a scopo di estorsione un imprenditore di Prato che aveva conosciuto per ragioni professionali, in occasione delle trattative avviate con l’uomo per l’acquisto di un centro estetico.

L’affare, però, non si concretizzò in quanto l'uomo scoprì che la donna era persona protestata e, per tale motivo, l’aveva allontanata.

La donna, tutt’altro che rassegnata, decise di costringere l’imprenditore a consegnare la somma non dovuta di 180 mila euro o in alternativa cambiali per pari importo. In particolare, con il supporto di tre complici slavi, fermò l’uomo mentre usciva dalla sua abitazione di Firenze e lo spinse violentemente e contro la sua volontà, all’interno di un’autovettura diretta a Bologna. Giunti a Bologna, l’imprenditore fu trasferito in un appartamento per essere picchiato con un bastone agli arti e all’addome e, successivamente, legato intorno al collo con fili elettrici.

Quindi, la donna, sempre con l’ausilio dei tre complici slavi, dopo averlo ulteriormente minacciato con l’uso di un cutter, lo face risalire in auto per poi abbandonarlo privo di denaro e dei suoi effetti personali nei pressi della stazione ferroviaria di Bologna,

A quel punto, l’imprenditore, ormai libero, ma sotto shock, denunciò i sequestratori e pertanto la Procura della Repubblica presso il Tribunale di Firenze avviò le indagini.

Indagini che si conclusero con l’individuazione dei responsabili del sequestro di persona e la loro condanna a 8 anni di reclusione. Pena, quest’ultima, a cui la D.E. riuscì a sottrarsi rendendosi irreperibile e nascondendosi a Castellaneta.


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