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Quando il cuore indossa la divisa: storia di un mottolese a Salerno

Pierfrancesco Caragnano e Momar Ndiaye Pierfrancesco Caragnano e Momar Ndiaye

No, non è soltanto un modo di dire, c'è qualcuno che il cuore grande ce l'ha per davvero. Qualcuno capace di sacrificare il suo portafoglio (ma non è una questione di denaro, ha solo a che fare con la generosità) anche senza essere ricambiato, provando ad aiutare chi sta peggio di lui.

La storia che state per leggere arriva da Salerno, e due sono i protagonisti principali: Pierfrancesco, agente in servizio sulle volanti della Questura, e la famiglia di Momar Ndiaye, umile operaio senegalese con tre figlie da mantenere e, se non bastasse, una moglie invalida.

Il fatto è accaduto domenica 8 novembre, quando Pierfrancesco, che di cognome fa Caragnano ed è mottolese doc, al suo arrivo in caserma ha incrociato lo sguardo di Momar e sua moglie, ai quali era stata inflitta una multa perchè il loro veicolo, parcheggiato a pochi metri da casa, era senza assicurazione.

Per farla breve, Pierfrancesco Caragnano, mosso a pietà dal pensiero che un verbale avrebbe strappato il pane dalla bocca di tre bambine, si è fatto carico dell'intera sanzione e dei costi di demolizione dell'auto (totale 605 euro, ndr), anche grazie all'aiuto di un collega.

In cambio ha ricevuto qualcosa che va oltre il denaro, perchè segna una tappa importante nel suo cammino di agente ma soprattutto di uomo: la famiglia Ndiaye, di cui Pierfrancesco ricorderà anche l'educazione, il rispetto e l'amore per la nostra cultura, lo ha ringraziato dicendogli "non ti dimenticheremo mai".

«Se le emozioni provate oggi si potessero provare ogni giorno - ha confessato al nostro giornale - pagherei sempre queste cifre a chi ne ha bisogno. Non sono manie di protagonismo - perchè qualcuno lo avrà pensato, tra le righe di questo articolo -, ma dopo questo gesto sono in pace con me stesso».

Capo scout prima che poliziotto, Caragnano ha pure il merito di essersi distinto in azioni operative importanti, come il salvataggio di un anziano che camminava sula tangenziale di Salerno, reso noto dalle pagine del quotidiano Il Mattino, oltre ad aver ricevuto la cittadinanza onoraria del Comune di Olevano sul Tusciano.

E tutto questo a soli 27 anni, di cui solo gli ultimi 3 al servizio della polizia: «Oggi dormo sereno e capisco che questo mestiere per me non è un posto fisso, anzi».

E sarebbe il momento che anche il Comune di Mottola, dove Pierfrancesco è nato e sogna di ritornare, faccia qualcosa per premiare la sua passione, che nel suo caso coincide col suo lavoro. Un lavoro dove non bastano i muscoli, possiamo ammetterlo solo alla fine: conta anche il cuore.

Andrea Carbotti

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