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Massafra: anche la Lega contraria alla nomina di un penalista

Municipio di Massafra Municipio di Massafra

«È davvero sbalorditivo quello che l’amministrazione comunale di Massafra guidata dal sindaco Fabrizio Quarto in quattro anni di governo ha saputo non fare. E pur di celare la propria negligenza politica e amministrativa, oggi cerca di mettere la museruola al cittadino».

Così esordisce, in una nota, il segretario cittadino della "Lega - Salvini Premier" di Massafra Roberto Giovinazzi dopo aver appreso che il Comune di Massafra ha demandato al dirigente responsabile della 1^ ripartizione di individuare un avvocato penalista per la tutela dell'immagine e dell'onorabilità dell'ente comunale e dei suoi organi istituzionali (clicca qui per rileggere la notizia).

«È miserevole apprendere che il Comune - continua Giovinazzi - possa utilizzare soldi pubblici per dotarsi di un avvocato penalista per la tutela dell'immagine e dell'onorabilità dell'ente e dei suoi organi istituzionali.

Premesso che è censurabile ogni tipo di offesa ingiusta perpetrata nei confronti delle istituzioni, l’azione del sindaco ha tutto il sapore di una trovata escogitata per tentare di intimidire il cittadino a cui si vieta di poter esprimere la propria opinione veicolata dal web sugli atti dell'amministrazione.

In sostanza, si va alla ricerca di un penalista che passi il proprio tempo a spulciare i post "lesivi" dell’immagine dell’ente civico pubblicati su Facebook.

Quello stesso canale social tanto amato nella campagna elettorale del 2016 ed utilizzato da questi amministratori con l’aiuto di qualche "blogger" oltrepassando ogni limite, nel gioco al massacro dell’avversario politico. Quella condotta non era allora censurabile?

Il provvedimento approvato il 21 maggio, che solleva qualche dubbio di legittimità, fa ancora più specie se si pensa che il Comune di Massafra dispone già di un ufficio legale. Dunque, a chi giova? Si vuole forse gratificare qualche amico con i soldi dei massafresi?

Inoltre, e non devo certo insegnarglielo io, l’articolo 21 della nostra Costituzione prevede il diritto di espressione: "Tutti hanno diritto di manifestare liberamente il proprio pensiero con la parola, lo scritto e ogni altro mezzo di diffusione".

La manifestazione di una opinione, il diritto di critica, di informazione, di satira, sono libertà costituzionalmente garantite, alla base di una concezione liberale della società.

A rafforzare questi principi, nel contesto politico e di contrapposizione, ci ha pensato anche la Corte di Cassazione con la sentenza n. 317 del 2018, secondo cui è lecito criticare un sindaco che non mantiene le promesse anche se i toni o le parole utilizzate siano aspre e forti, purché pertinenti al tema in discussione.

Per i giudici la critica, e ancor più quella politica, ha per sua natura carattere congetturale che non può - per definizione - configurarsi come rigorosamente obiettiva e asettica. Pertanto, in questi casi, "il reato di diffamazione è scriminato dal diritto di critica politica".

Sindaco, mai ci saremmo aspettati da lei che dai palchi ha sempre promosso l’idea di “partecipazione democratica del cittadino” all’azione amministrativa un provvedimento che si traduce in un atto intimidatorio verso i massafresi, le cui opinioni contrarie al suo operato, d’ora in poi, se rese manifeste, saranno penalmente perseguite e quindi sottoposte a censura.

Le ricordo che prima ancora della sua onorabilità politica e amministrativa viene l'interesse e l'amore verso i suoi cittadini. L’immagine dell’ente civico si consolida quando un sindaco dimostra di saper ascoltare la voce del popolo e si adopera per migliorarne le condizioni di vita.

Sindaco, invece di ostacolare la libertà di parola dei massafresi, si concentri piuttosto sulle tante promesse fatte quattro anni or sono ai suoi concittadini dai palchi elettorali carpendone la fiducia. Noi lo sapevamo che il suo programma si sarebbe palesato come un grande bluff. Oggi, purtroppo, lo hanno capito tutti.

Ad un anno dalla conclusione del suo mandato, invece di dare risposte ai cittadini, ha ben pensato di mettere loro il bavaglio.

Un’operazione quasi scientifica, messa a punto per poter trascorrere indisturbato gli ultimi dodici mesi che la separano dalla prossima campagna elettorale. Ma ha sbagliato di grosso i suoi calcoli. Con questa delibera si è fatto dunque un autogol, perché finalmente le è caduta la maschera ed il politico fragile ed impacciato è venuto allo scoperto. Ora il Re è nudo ed impaurito e teme anche le critiche.

Sindaco, le ricordo, infine, che la Città sta soffrendo le conseguenze di una terribile pandemia che ha generato una crisi economica impressionante, ma lei pensa ancora una volta soltanto a blindare con ogni mezzo una maggioranza ballerina e strampalata mentre registra spot pubblicitari che la vedono consegnare mascherine ai commercianti di corso Roma. Perché tutti gli altri sono figli di un dio minore?

Sindaco, la prego, si dimetta. Per incapacità politica manifesta, ormai da tutti riconosciuta. E adesso, se vuole, mi quereli».

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