
Il meteo ci mette lo zampino anche a Castellaneta Marina.
Non bastano 10 kilometri di sabbia fine per contrastare gli effetti di questo maggio “autunnale”, che sta ritardando l’avvio della stagione con danni economici che sarà praticamente impossibile recuperare. Anche con un’offerta ricettiva ampia, potenziata dalla presenza di numerosi villaggi turistici e dal recente boom dei bed&breakfast, la regina dell’accoglienza made in Taranto sta arrancando. «Siamo sotto del 50%, rispetto allo stesso periodo dello scorso anno».
A parlare è Raffaele Vignola, storico imprenditore locale, gestore da decenni del lido “El Patio” e in passato direttore di strutture alberghiere di eccellenza come il Ticho’s Hotel. Vignola è anche ai vertici di Confcommercio Taranto, parla dunque con ampia cognizione di causa di un fenomeno con il quale tutti stiamo facendo i conti: i cambiamenti climatici. Perché ne patisce il turismo, come l’agricoltura e tutto ciò che, soprattutto al sud, ruota intorno all’accoglienza.
L’analisi è infelice: «Tutti siamo in ritardo – spiega –, qualcuno di più degli altri per aver aperto a Pasqua. Lavorando soprattutto all’esterno, nessuno si salva: bar e ristoranti stanno riducendo gli ordini, i lidi non azzardano aperture fuori stagione che pure in passato avevano dato riscontri. E anche l’industria del divertimento è al palo: l’apertura del Nafoura di sabato scorso, per esempio, è stata funestata da un acquazzone».
Purtroppo non ci sono correttivi che tengano. Le giornate perse, infatti, per Vignola restano tali, anche perché ragionando sul turismo pendolare, che è la prima voce per una località come Castellaneta Marina, «il gelato che la famiglia non ha comprato domenica scorsa per il maltempo non corrisponderà a una razione doppia alla prima giornata utile». In questo senso, le istituzioni possono poco: «Tramite le organizzazioni di categoria, in passato, abbiamo anche tentato di richiedere una riduzione dei canoni. Lo rifaremo quest’anno, ma temiamo ancora senza successo».
L’unica soluzione, quindi, è stringere i denti. Anche perché da queste parti bisogna fare i conti con altri fattori di sofferenza. L’immagine di territorio inquinato, infatti, pesa abbastanza sull’appeal della località, anche se i complessi industriali sono un’immagine sfocata all’orizzonte. E poi c’è l’atavico problema della scarsa organizzazione: «I posti letto crescono sempre – aggiunge Vignola –, un rapido censimento parla di almeno 25 strutture extra alberghiere, ma non riusciamo a mettere a sistema questo patrimonio». Nemmeno con Matera a due passi, che è “esplosa” e ha sete di ricettività tanto da cercarla anche oltre i confini comunali.
Il maltempo, insomma, sta scoprendo ulteriormente il nervo già troppo esposto di una potenzialità inespressa. Per Vignola, bisognerebbe ripensare completamente la località, nata come paradiso per i possessori di seconde case tra gli anni ’70 e ’80, ma oggi abbandonata dalle seconde generazioni che due mesi di ferie possono solo sognarli. Ma servono capitali, anche quelli un bel sogno come le ferie.
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