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CastStory: Valentino e la chiesa dell'Assunta

CastStory: Valentino e la chiesa dell CastStory: Valentino e la chiesa dell'Assunta | © n.c.

Nel ricordare a tutti che giovedì 6 maggio prossimo ricorre il 126° anniversario della sua nascita, vi propongo una foto della chiesa dell’Assunta sulla gravina a Castellaneta, scattata da Rodolfo Valentino in persona il 26 settembre 1923.

In quell’estate, ormai affermato attore del cinema muto, si concesse un lungo viaggio in Europa e ritornò, unica volta, in Italia (a rivedere i luoghi della sua infanzia).

Londra, Parigi, Milano (dalla sorella Maria), Firenze, Roma e poi nel sud Italia. Quindi andò Campobasso (dal fratello Alberto), e infine Taranto e Castellaneta.

Aveva il pallino delle fotografie e, data la grandissima disponibilità economica, una serie di macchine fotografiche di prim’ordine.

Fotografie ne fece tante, anche a Castellaneta. Alcune di queste ci sono pervenute soltanto perché pubblicate, a puntate, sul diario di viaggio che egli fece per conto di un giornale americano.

Per fare la fotografia che vedete si fermò sulla strada a bella posta, poiché serbava un buon ricordo della chiesetta.

A questo proposito scrive nel suo diario: “Mentre mi avvicinavo alla città in cui sono nato, appena le case cominciavano a delinearsi dopo una curva della strada, ho fermato la macchina e ho scattato una foto. Prima di entrare in paese c’è una immensa gravina che si estende al di sotto di un ponte su cui passa la ferrovia. Il ponte sopra la gravina è stato costruito da mio nonno, il padre di mia madre, un ingegnere ferroviario francese.

Feci una foto della gravina.

Proprio sulla sommità si trova un’antica chiesetta dove soleva condurmi una vecchia balia, non per pregare, ma per giocare. Adoravo quel posto. Indimenticabile. Una chiesa vecchissima. Dio sa da quanto tempo si trovi lassù. Solo una piccola cappella. Mi ha sempre attratto immensamente. Era il mio parco giochi preferito. Ho camminato fino a raggiungere quel decrepito rifugio e vi ho trovato quel senso di mistero che provavo quando venivo a giocarci tanti anni fa. Quel sapore d’antico, il suo mistero, la sua pace profonda e diffusa hanno alimentato moltissime delle mie fantasie giovanili. Non posso dire che mi abbia orientato verso la religione, anche se in parte, col suo fascino, lo ha fatto”.

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