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I trecento anni della chiesa San Michele Arcangelo

Chiesa di San Michele Arcangelo Chiesa di San Michele Arcangelo © Daniele Galli

Nel novero dei grandi appuntamenti con la storia locale i trecento anni di vita della chiesa di San Michele, rievocati nel giorno della ricorrenza onomastica del Santo (29 settembre).

Si tratta di trecento anni di storia di una chiesa fortemente voluta dai fedeli e alimentata dalle loro oblazioni, patrocinata dalla pubblica amministrazione e caldeggiata dai vescovi di allora.

Una chiesa costruita in un sito che fronteggiava la principale porta di ingresso alla città, con un ampio spazio antistante che aveva il duplice scopo di conferire imponenza alla chiesa e funzionalità alle manifestazioni sacre. Nessuna delle chiese esistenti, fra quelle comprese entro la cinta muraria, aveva questa prerogativa, affacciate, come erano, su angusti slarghi stradali o su ripidi pendii scalinati che ne separavano il piano di calpestio dal piano stradale. 

Va detto che il contratto di appalto per la costruzione della chiesa era stato stipulato molti anni prima, nel 1696, utilizzando un suolo extraurbano dove, con tutta probabilità, aveva sede una diruta chiesetta intitolata a san Vito.

Probabilmente a causa di una limitata disponibilità economica ci vollero molti anni per completarne la costruzione e soltanto nel 1723 la chiesa fu consacrata e aperta al culto.

L’edificio, realizzato su disegno di consumati tecnici salentini provenienti dalle comunità dei monaci riformati, si presenta con fregi decorativi contenuti e forme semplici, organizzate in un doppio ordine di trabeazioni, coronate soltanto al secondo livello da capitello ionico.

E dunque la solita ridondante plasticità delle decorazioni, tipica di quel periodo storico, cede il posto, probabilmente per motivi economici, a un severo gioco di trabeazioni e paraste verticali.

L'unica concessione al dilagante gusto barocco è nella parte superiore del campanile, collocato lateralmente, e coronato da una singolare copertura a cipolla.

L'interno è organizzato in un’unica navata, con tre contenute cappelle per lato e termina con un’abside semicircolare.

Il breve presbiterio, definito da un rialzo in quota di due gradini, contiene l'altare maggiore, ricco di plastiche decorazioni marmoree intorno a una quinta che fa da sfondo al Crocifisso centrale.

Su ciascun muro laterale del presbiterio è ricavato un loggiato biforo, tipo matroneo, collegato con rampe scalettate direttamente ai retrostanti locali, un tempo destinati ad ospedale.

Si trattava di un piccolo ospedale, utilizzato per la cura degli infermi poveri, ricavato sul finire del Settecento in locali sul retro della chiesa e affidato prima alla confraternita di Santa Maria la Misericordia e successivamente alla Congregazione di Carità.

Quest’ultima congregazione, all’inizio del XX secolo, cedette la chiesa alla Curia vescovile a condizione di erigervi una nuova parrocchia.

Così dal 20 luglio 1902 la nostra chiesa di San Michele diventò la seconda parrocchia cittadina, dopo quella della Cattedrale, divenendo il punto di riferimento della (allora) parte più nuova del paese conosciuta con il nome di Borgo.

Oggi, venerdì 29 settembre, si festeggia a Castellaneta la ricorrenza del terzo centenario dell’apertura al culto della nostra chiesa con una solenne celebrazione eucaristica presieduta dal nostro vescovo, monsignor Sabino Iannuzzi (ore 19).

A tutti i fedeli, al nuovo parroco don Renzo Di Fonzo e a tutto il consiglio pastorale parrocchiale l’auspicio di un nuovo fervore religioso e un rinnovato protagonismo nella vita religiosa e sociale della nostra comunità.

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