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La Cattedrale: bella e (ora) possibile

L'intervento del vescovo Iannuzzi L'intervento del vescovo Iannuzzi © Aurelio Miccoli

Quando, nel 1975, monsignor Giuseppe Buttiglione, stimato compianto ecclesiastico ma anche dotto esperto di storia locale, scrisse la prima monografia esistente sulla Cattedrale di Castellaneta la intitolò: “La Cattedrale è bella”, con riferimento non solo al monumento architettonico e alle espressioni d’arte in esso contenute ma soprattutto a quel sentimento di continuità spirituale e materiale che anche in maniera subliminale si perpetua all’interno di una comunità sociale.

Ce lo ha ricordato il parroco don Mauro Ranaldi nel suo intervento, dopo i saluti del sindaco Gianni di Pippa, ad apertura dell’incontro tenutosi venerdì 9 nella stessa chiesa Cattedrale di Santa Maria Assunta. Dopo quattro anni di chiusura e la festosa riapertura, il giorno precedente, con la ripresa delle celebrazioni eucaristiche, la Cattedrale è stata riproposta alla comunità diocesana guardando alla storia, all’architettura e alla sua estetica dopo i corposi lavori di restauro.

L’incontro, condotto da don Oronzo Marraffa, ha visto, dopo i saluti portati dall’archichetto Bussolotto in rappresentanza del presidente provinciale dell’Ordine degli architetti, l’intervento del professor Antonello Pagliuca dell’Università della Basilicata il quale ha proposto un metodo di lettura del generale intervento di restauro, spaziando tra le teorie storiche del restauro e la loro evoluzione.

Un intervento comunque che porta al miglioramento della fruizione del bene, vuoi per eventuali ritrovamenti archeologici, vuoi per un migliorato processo di appropriazione e di identificazione all’interno della comunità: il luogo dove ciascun castellanetano trova la propria identità.

Don Domenico Giacovelli, direttore dell’Ufficio per i Beni culturali ecclesiastici della diocesi ha condotto il tema delle stratificazioni culturali nella chiesa Cattedrale, riproponendo in maniera critica le esistenti immagini della Santissima Trinità in un excursus storico con l’obiettivo di dimostrare che anche il culto vive una vicenda di stratificazione.

L’incontro, allietato da intermezzi musicali con brani di Domenico Zipoli eseguiti all’organo da Vincenzo Rizzi, è stato concluso dal vescovo monsignor Sabino Iannuzzi, attento pastore diocesano, sintetizzato in tre parole: ricordare, ricominciare, restituire.

Ricordare attraverso la centralità della “chiesa grande” un percorso storico prestigioso per la valenza dell’ambiente.

Restituire a una comunità la bellezza del patrimonio e all’intero centro storico la sua fruibilità turistica anche attraverso un circuito legato alle sue chiese.

Ricominciare, con l’azione pastorale, a vivere la realtà di questo territorio, ripristinando la relazione tra questo luogo e la comunità sociale.

Un lavoro che deve essere fatto per un patrimonio che chiede di essere custodito e valorizzato.

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